Medicina solidale: 16mila assistiti ogni anno nei 4 ambulatori di strada
I dati presentati in un convegno promosso con Università di Tor Vergata e agenzia Comunicatio, nell’ambito del Festival dello sviluppo sostenibile
I dati presentati in un convegno promosso in collaborazione con Università di Tor Vergata e agenzia Comunicatio, nell’ambito del Festival dello sviluppo sostenibile
Sono oltre 16mila le persone in stato di disagio economico assistite ogni anno, gratuitamente, grazie all’attività su strada dell’associazione Medicina solidale. Si tratta per lo più di donne (il 70%); solo 30 su 100 gli uomini. Età media: 25 anni. 3.200 i bambini tra 0 e 15 anni curati negli ambulatori di strada dell’associazione. Tra i pazienti under 15, «molti provengono dai campi rom della Capitale o dalle occupazioni disseminate su tutto il territorio comunale». Complessivamente, è italiano il 40% degli assistiti e il dato è «in costante crescita».
Se ne è parlato questa mattina, nell’aula Fleming della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università di Tor Vergata, nell’ambito del convegno “Scienza e università nel contesto universitario”, promosso proprio da Medicina solidale in collaborazione con l’ateneo e l’agenzia Comunitatio, nell’ambito del Festival dello sviluppo sostenibile 2017. All’attività di Medicina solidale, diretta da Lucia Ercoli, è stato dedicato un focus di approfondimento, che ha fatto il punto sul lavoro svolto principalmente nei 4 ambulatori di strada a Tor Bella Monaca, Tormarancia e piazza Caduti della Montagnola in collaborazione con Unitalsi e Fondazione Banco farmaceutico onlus, nelle prossimità del carcere di Regina Coeli in collaborazione con l’associazione Voreco (Volontari Regina Coeli), e da oltre un anno anche sotto il colonnato di piazza San Pietro. In più, da alcuni mesi l’Elemosineria apostolica della Santa Sede ha messo a disposizione anche un camper-ambulanza per gli interventi in tutta Roma, soprattutto in aree con una forte presenza di stabili occupati: dal Collatino a Tor Sapienza fino a Via Cupa.
«Il nostro auspicio – dichiara il vicepresidente Franco Russo – è che attività come la nostra vengano riconosciute come un importante supporto al sistema sanitario nazionale e che questo modello diventi replicabile per tutte le zone in cui parte della popolazione vive purtroppo in condizioni di indigenza».
30 maggio 2017