Ancora morti nel Mediterraneo, molti i bambini

Al largo della Libia naufragato un barcone con circa 500 migranti. 31 i cadaveri recuperati. Migrantes: «Difendere la vita sia priorità della politica europea»

Al largo della Libia naufragato un barcone con circa 500 migranti. 34 i cadaveri recuperati. Migrantes: «Difendere la vita sia priorità della politica europea»

Ancora un naufragio nel Mediterraneo. Ieri, mercoledì 24 maggio, al largo della città libica di Zuara si è ribaltato, per cause ancora da chiarire, un barcone che trasportava circa 500 migranti diretti verso le coste italiane. 34 i cadaveri recuperati, «per la maggior parte di bambini». A darne notizia l’ong Moas (Migrant offshore aid station), impegnata nelle operazioni di soccorso insieme alla nave Fiorillo della Guardia costiera italiana. Numerose le persone messe in salvo. «Non è la scena di un film dell’orrore ma una tragedia reale che sta avvenendo adesso, alle porte dell’Europa», commenta il fondatore del Moas Chris Catrambone che, sul suo profilo twitter, ha postato le foto delle operazioni di soccorso. Nella giornata di ieri, 15 in tutto le operazioni di salvataggio coordinate dalla Guardia costiera davanti alle coste libiche.

«Nello stesso giorno sono stati uniti nel ricordo e nella preghiera i ragazzi uccisi nell’attentato di Manchester e i bambini trafficati e morti al largo della Libia», è il commento del direttore generale della Fondazione Migrantes monsignor Gian Carlo Perego. «Le vittime di entrambe le stragi sono nostri figli e fratelli. Difendere e salvare la vita, soprattutto dei ragazzi e dei giovani, deve rimanere la preoccupazione al centro della politica europea. Se la sicurezza deve interessare tutti – continua il presule -, oggi forse dobbiamo scegliere la pace come condizione fondamentale di sicurezza, corridoi umanitari per la sicurezza dei richiedenti protezione internazionale, cooperazione e sviluppo per difendere la libertà di non partire e di vivere nella propria terra. Ogni semplice chiusura, ogni condanna senza impegno – conclude Perego-– rischia di aggravare la situazione».

Anche il Centro Astalli attraverso il presidente padre Camillo Ripamonti esprime il suo cordoglio per le vittime, ribadendo l’urgenza di creare vie legali di accesso in Europa. «Alla vigilia del G7 – le parole del gesuita – chiediamo a istituzioni nazionali e sovranazionali di far cessare immediatamente l’ecatombe del Mediterraneo e di farsi carico di trovare soluzioni durevoli e pacifiche alle crisi umanitarie che in molte parti di Africa e Asia costringono alla fuga milioni di persone. Non è bloccando la migrazione che si risolverà un fenomeno complesso come quello della mobilità umana – continua -. È necessario intervenire sulle cause: porre fine a guerre, dittature, carestie e povertà strutturali. I potenti della Terra non possono ritenere di risolvere l’immigrazione con operazioni di deterrenza, di contenimento e di rafforzamento dei confini. È  necessario mettere in atto una nuova politica di cooperazione e di sviluppo sostenibile per tutti».

25 maggio 2017