Francesco a Casal Bernocchi: «Il linguaggio del cristiano: dolcezza e rispetto»

A San Pier Damiani la 15ª visita pastorale del Papa nella sua diocesi. L’invito: «Custodire lo Spirito, evitando il chiacchiericcio che ci distrugge»

A San Pier Damiani la 15ª visita pastorale del Papa nella sua diocesi. L’invito: «Custodire lo Spirito, evitando il chiacchiericcio che ci distrugge»

Il linguaggio del cristiano è quello della dolcezza e del rispetto, ispirato dallo Spirito Santo. Lo ha detto ieri, domenica 21 maggio, Papa Francesco nell’omelia tenuta nella parrocchia di San Pier Damiani, a Casal Bernocchi (Acilia), nel corso della 15ª visita pastorale nella diocesi. Un’altra chiesa di periferia, di cui è titolare proprio il suo vicario, il cardinale Agostino Vallini. Insieme a Francesco e al cardinale hanno concelebrato il vescovo ausiliare per il settore Sud Paolo Lojudice, il parroco don Lucio Coppa, il vice parroco don Eduardo Andres Contreras Valladares, il collaboratore don Marcos Sabater Munoz e altri sacerdoti della XXVIII prefettura.

La visita del pontefice è iniziata sul campo di calcio, dove lo hanno accolto i ragazzi del catechismo e quelli del post cresima. Circa duecento giovani con le loro famiglie: un bagno di folla per il Papa, ricevuto al grido di “Francesco! Francesco!”. Il Pontefice ha risposto ad alcune domande. Ad uno di loro, di 11 anni, che gli ha chiesto quale sport facesse da piccolo, il Papa ha risposto: «Quando avevo la tua età giocavo a calcio ma non ero bravo e da noi quelli che non sono bravi li chiamano “pata dura”, gamba dura, e per questo di solito giocavo in porta, per non muovermi. E “pata dura” si può dire, non è una parolaccia!», ha scherzato.

Come al solito il dialogo con i ragazzi è stato vivace e divertente. Il Papa ha raccontato anche un episodio «ma – ha ammonito – non imitatemi: una volta con i miei fratelli abbiamo giocato ai paracadutisti e siamo andati sul terrazzo con un ombrello. Uno dei miei fratelli si è buttato giù, si è salvato per poco… Però eravamo felici, perché avevamo papà e mamma che ci aiutavano ad andare avanti». Il Papa ha insistito molto sulla bellezza della famiglia: «È una grazia», ha ribadito. E rispondendo a una domanda sulla vocazione, ha detto che «Gesù vuole che uno si sposi, oppure che un altro faccia il prete, la suora, ma ognuno di noi ha una strada nella vita e la maggioranza è che siano come tutti i laici, come i vostri genitori, sposati, che facciano una bella famiglia, che portino avanti i figli e la fede». Così ha raccomandato ai ragazzi di obbedire ai genitori per i «tanti sacrifici che fanno» e di essere «persone gioiose». Prima della Messa il Papa ha incontrato anche malati, anziani, genitori dei bambini battezzati nell’ultimo anno, i membri del Cammino neocatecumenale e i volontari. Quindi, come di consueto, ha confessato alcuni parrocchiani.

Nella sua omelia poi il Francesco ha parlato a lungo dello Spirito Santo: «Il linguaggio dei cristiani che custodiscono lo Spirito Santo che è stato dato in dono è un linguaggio speciale. Non devono parlare in latino – ha scherzato -. È un altro linguaggio, quello della dolcezza e del rispetto». Quindi ha invitato tutti a chiedersi com’è il nostro atteggiamento, se è ispirato dallo Spirito oppure è fatto «di ira, è amaro… è tanto brutto vedere quelle persone che si dicono cristiani ma sono pieni di amarezze». Lo Spirito, ha proseguito, «ci insegna a rispettare gli altri». Poi il Papa ha ripetuto un concetto espresso all’Angelus: «Quanta gente si avvicina a una parrocchia, cercando questa pace, questo rispetto questa dolcezza e incontra lotte interne fra i fedeli… incontra le chiacchiere, le maldicenze, le competizioni, quell’aria, non di incenso ma di chiacchiericcio. E che dice? Se questi sono cristiani, preferisco rimanere pagano. E se ne va deluso perché questi non sanno custodire lo Spirito». Il Papa ha ammesso che «a me piace tornare su questo argomento perché vi dico con tutta chiarezza che questo è il peccato più comune nelle nostre comunità cristiane». Poi ha confidato che mentre incensava la statua della Madonna ha guardato in basso e ha visto il serpente, simbolo del maligno schiacciato dalla Vergine, con la lingua che esce. «Una comunità cristiana che non custodisce lo Spirito con dolcezza e con rispetto è come quel serpente», ha ribadito. Quindi ancora un aneddoto, che ha strappato risate e un applauso: «Un parroco una volta mi diceva su questo argomento che nella sua parrocchia ci sono alcuni che potrebbero fare la comunione dalla porta, con la lingua che hanno arrivano all’altare… Scusatemi se torno sempre su questo ma è la verità: questo ci distrugge, il chiacchiericcio. Mi fa male al cuore, è come se ci gettassimo pietre uno contro l’altro». E ha concluso invitando a seguire l’esempio di Maria.

Al termine della celebrazione eucaristica il parroco don Lucio, visibilmente emozionato, ha ringraziato il Papa: «Non ho preparato nessun discorso – ha detto interrotto da un applauso -; anzi, ho cercato di prepararlo ma ogni parola si perdeva…  È stata una festa averla con noi. Lei per noi è il Buon Pastore e noi abbiamo preparato un piccolo omaggio perché si ricordi di noi: il pastore con la pecorella sulle spalle, così quando la guarderà potrà pensare a queste pecorelle. Ci ha chiamati per nome, a ognuno. Noi veniamo dietro a lei – ha concluso don Lucio -: conti su di noi e sulla nostra preghiera».

22 maggio 2017