Veglia per le vocazioni. Vallini: «Ritrovare se stessi nel silenzio»

A San Giovanni in Laterano la preghiera con il cardinale vicario e don Fabio Rosini: «Vivere il sacerdozio è provare gioie indicibili»

A San Giovanni in Laterano l’appuntamento di preghiera con il cardinale vicario e con don Fabio Rosini: «Vivere il sacerdozio è provare gioie indicibili» 

Morire a se stessi, smettere di vivere secondo il proprio ego per lasciarsi condurre da Dio. È questa la ricetta della felicità per don Fabio Rosini, direttore del Servizio diocesano per le vocazioni. È questa la strada che hanno deciso di percorrere dieci uomini che ieri, domenica 7 maggio, sono stati ordinati sacerdoti da Papa Francesco. Per celebrare loro e pregare per le nuove vocazioni venerdì 5 maggio, nella basilica di San Giovanni in Laterano, si è tenuta una veglia, presieduta dal cardinale Agostino Vallini, dal tema “Tu sei una missione” sulla scia del messaggio che il Pontefice ha trasmesso per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.

Missione sacerdotale che, per il clero
di Roma, hanno deciso di intraprendere: i tre giovani romani Mattia Pica, Andreas Biancucci, Gabriele Vecchione, rispettivamente di 27, 28 e 29 anni; Dario Loi, originario di Bologna, 26 anni, il più giovane fra tutti; Rolando Francesco Rizzuto, nato a Cosenza 28 anni fa e Alfonso Torre Elias, 38 anni, nato a Città del Messico. «L’unica vera felicità è quella che procuri al prossimo, le uniche cose che possiedi sono quelle che regali e le uniche cose belle che fai sono quelle che non hanno te stesso come fine ultimo», ha asserito don Fabio analizzando tutte le errate convinzioni dell’uomo moderno che vive «nelle tenebre, si vanta di ciò che fa, si presenta elencando i propri pregi e titoli» ed è per questo «che si fatica a trovare vocazioni, si è troppo concentrati su se stessi».

Oggi si pensa che il cristianesimo
«sia un’etica e che bisogna obbedire a delle regole» motivo per il quale «si fallisce e si resta mediocri». Agli ordinandi ha augurato di essere sacerdoti in missione sulla strada indicata dal Signore. «Vivere il sacerdozio significa provare gioie indicibili. Scoprire che una coppia in crisi si è riappacificata, che qualcuno ha trovato il bandolo della matassa della propria vita e che un bambino è nato perché il Signore si è servito di te, che sei un poveretto, fa provare gioie inenarrabili».

«Questo è un appuntamento tradizionale ma sempre nuovo – ha detto il cardinale Vallini –. Perché sempre nuova è la vocazione di chi si lascia condurre. Ognuno di noi lo comprende se ha il coraggio di riflettere, pensare e apprezzare il silenzio. Nel mondo in cui viviamo, purtroppo, siamo frastornati da rumori, messaggi, parole, quasi non c’è più il tempo di ritrovare se stessi, di entrare nel mistero della propria coscienza in quel nucleo dove si trova Dio che illumina». Il cosentino Rolando Francesco Rizzuto nella sua vita ha sperimentato la luce e la potenza del Signore quando si è riconciliato con il padre.

I suoi genitori si erano separati quando aveva solo 5 anni e con la mamma si trasferì dalla Calabria a Roma. Per oltre 15 anni non ha avuto nessun rapporto con il papà. Durante il primo anno di seminario gli fu consigliata la preghiera del rosario affinché questo rapporto si ricucisse. «Quando mio padre mi ha cercato ho avuto la certezza dell’esistenza di Dio e la presenza accanto a me della Vergine Maria». Vicinanza che oggi percepisce ancora più forte poiché fu durante un pellegrinaggio a Fatima che decise di entrare in seminario e riceve l’ordinazione nel centenario delle apparizioni.

L’intercessione della Madonna è stata fondamentale anche per Mattia Pica per il quale la vocazione è stata «una tegolata in testa. Conducevo una vita normale – ha raccontato – ero fidanzato, studiavo, ma ero sempre inquieto. Pregando nella chiesetta della Madonna del Rosario a Vico del Lazio (Frosinone) ho capito che la mia inquietudine sarebbe svanita solo se avessi detto “sì” alla chiamata del Signore».

8 maggio 2017