Missili Usa sulla Siria. Mosca: «È aggressione»

Oltre 50 testate partite da due portaerei nel Mediterraneo. Colpita la base dalla quale sono decollati i caccia con il gas per Khan Sheikhoun

Oltre 50 testate partite da due portaerei nel Mediterraneo. Colpita la base aeronautica dalla quale sono decollati i caccia con il gas per Khan Sheikhoun 

Il bagliore di 59 missili Tomahawk ha squarciato il buio del Mediterraneo, poco dopo le 2.30 italiane del 7 aprile. Non si è fatta attendere la reazione americana alla strage di Khan Sheikhoun, in Siria. Ad essere colpita, con un «attacco mirato», è stata la base delle forze aeree siriane di Al Shavrat. Da qui, secondo l’intelligence statunitense, sarebbero partiti i caccia con le armi chimiche che hanno provocato la morte di più di 80 persone, fra cui 28 bambini, martedì mattina.

Il bombardamento americano in Siria «è nel vitale interesse della sicurezza» degli Stati Uniti, ha fatto sapere il presidente americano Donald Trump, chiedendo al mondo di unirsi a supporto dell’azione per mettere fine al terrorismo. Fonti d’informazione siriane hanno parlato di aggressione, confermando che un attacco missilistico Usa ha colpito una serie di obiettivi militari all’interno del Paese. Secondo il governatore della provincia di Homs, il bombardamento americano ha provocato cinque morti e almeno sette feriti.

Il Pentagono ha definito il lancio
di missili una «risposta proporzionata» all’attacco chimico, puntualizzando che l’azione di guerra ha «ridotto la capacità del governo siriano di utilizzare le armi chimiche». La Siria, ha fatto sapere Donald Trump, «ha ignorato gli avvertimenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu». Durissima la reazione del governo russo, che ha richiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Victor Ozerov, presidente del Comitato del Consiglio della Federazione russa sulla difesa e la sicurezza, è stato chiaro: «Questo può essere considerato un atto di aggressione da parte degli Stati Uniti contro uno Stato delle Nazioni Unite».

Secondo l’Unicef, almeno 27 bambini sono stati uccisi nel corso dell’attacco di Idlib. Altre 546 persone, fra le quali molti bambini, sono rimaste ferite. L’Unicef e i suoi partner stanno supportando tre cliniche mobili e quattro ospedali per fornire i soccorsi e le cure, e nove ambulanze per trasferire i pazienti negli ospedali della zona. L’organizzazione delle Nazioni Unite sta inoltre distribuendo kit medici di base e sta lavorando con i suoi partner in campo sanitario per diffondere informazioni sulle procedure di soccorso per attacchi chimici.

Una giornata di digiuno e preghiera per la Siria sarà celebrata da tutte le Caritas diocesane e i gruppi locali di Pax Christi mercoledì 12 aprile. «Ogni guerra è crimine, follia, suicidio dell’umanità, avventura senza ritorno – affermano le due organizzazioni in una nota congiunta -. Stiamo e restiamo dalla parte delle vittime non solo per aiutarle a sopravvivere alla guerra, ma anche a costruire un futuro durevole di pace basato sulla cultura della nonviolenza». Pax Christi e Caritas invitano perciò alla preghiera per le vittime, «ma anche all’indignazione contro la guerra e le armi, comprese quelle nucleari di cui si parla all’Onu in questi mesi». Per superare «l’indifferenza e raccogliere le ripetute sollecitazioni del Papa» propongono, a quanti vogliano aderire, una giornata «di digiuno che accompagni la preghiera per la Siria, mercoledì 12 aprile, alla vigilia del Triduo Pasquale».

7 aprile 2017