Siria, Save the Children: «Siamo oltre l’inferno»

Sarebbero almeno 65 le vittime del raid aerei su Idlib condotto con uso di gas, di cui 11 bambini. Valerio Neri: «Nessuno può più tacere»

Sarebbero almeno 65 le vittime del raid aerei su Idlib condotto con uso di gas, di cui 11 bambini. Valerio Neri: «Nessuno può più tacere»

Sarebbero almeno 65, tra cui 11 bambini, le persone morte martedì 4 aprile in un raid aereo a Idlib, in Siria, condotto probabilmente con l’uso di gas. A darne notizia per primo è stato, nel pomeriggio di ieri, l’Osservatorio nazionale per i diritti umani, che ha parlato anche di oltre 350 tra feriti e intossicati, alcuni in condizioni gravissime. Save the Children aggiunge la testimonianza di medici e operatori sul campo: una clinica dell’organizzazione nei dintorni di Maret al Numaan, riferiscono, ha ricevuto tre casi e li ha trasportati in ambulanza in ospedale, ma le strutture sanitarie sono sopraffatte dai bombardamenti e il trasferimento lungo le strade è pericoloso, osservano.

«I medici di una delle cliniche gestite dal nostro partner Syrian Relief ci hanno raccontato di aver ricevuto tre bambini sotto i sei anni, appena coscienti, che faticavano a respirare, con il naso che colava e le pupille contratte – racconta Sonia Khush, direttore di Save the Children in Siria -. I medici dicono che questi sintomi sono coerenti con l’uso di agenti nervini come il sarin. Se fosse confermato l’utilizzo di questa sostanza vietata, saremmo di fronte ad un palese violazione del diritto internazionale e a una preoccupante indicazione che ci dice che non tutte le armi chimiche sono state distrutte, come chiesto dalla risoluzione 2118 del Consiglio delle Nazioni Unite del settembre 2013».

A Khan Sheikhoun, raccontano dall’organizzazione, i medici hanno riferito che «quasi un terzo dei feriti che hanno visto erano bambini, arrivati negli ospedali in stato di incoscienza, pallidi, con gravi difficoltà respiratorie, dopo la caduta dei razzi dal cielo». Un ulteriore razzo che avrebbe rilasciato una sostanza chimica ancora non definita sarebbe stato lasciato cadere nella stessa area martedì 4 aprile all’ora di pranzo e molte famiglie sarebbero fuggite verso nord nel disperato tentativo di sfuggire ad un ulteriore attacco.

Save the Children chiede «immediatamente» un’indagine imparziale sull’attacco e una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per concordare i passi successivi. «Idlib è la patria di circa due milioni di civili, tra cui molte persone sfollate a causa del conflitto nella vicina Aleppo e in altre aree. L’incontro del 5 aprile dei ministri degli esteri e del Segretario Generale delle Nazioni Unite a Bruxelles deve affrontare la minaccia dei continui assalti e la brutalità che hanno vissuto a Idlib. Non possiamo permettere che la situazione degeneri come abbiamo visto ad Aleppo Est», conclude Sonia Khush.

Per Valerio Neri, direttore di Save the Children Italia, «le immagini che arrivano dalla Siria, i corpi senza vita di quei bambini, sono la testimonianza che siamo di fronte ad un orrore che è quello già visto nei campi di concentramento nazisti. Nessuno può più tacere o aspettare di fronte a tutto questo. La Comunità internazionale ha il dovere di intervenire immediatamente o sarà per sempre complice di quello che sta accadendo». A sei anni dall’inizio del conflitto in Siria, che si stima abbia fatto finora oltre 470 mila vittime, ricordano ancora dall’organizzazione, sono ancora 5,8 milioni i bambini che vivono sotto i bombardamenti e hanno bisogno di aiuti e sono almeno 3 milioni i bambini che hanno oggi sei anni e non hanno mai conosciuto altro che la guerra.

5 aprile 2017