Omicidio di Alatri, il vescovo: «Smarrito il senso della giustizia»

Monsignor Lorenzo Loppa interviene all’indomani della vicenda di Emanuele Morganti, massacrato di botte davanti a un locale per una lite senza motivo

Monsignor Lorenzo Loppa interviene all’indomani della vicenda di Emanuele Morganti, massacrato di botte davanti a un locale per una lite senza motivo

Vent’anni, la prima uscita con la macchina del padre, la fidanzata amatissima e il venerdì sera in una locale, ad ascoltare musica. Poi, in un attimo, la discussione con un altro cliente diventa rissa, la festa incubo: nella piazza all’esterno del locale, nel centro di Alatri, un branco aggredisce Emanuele con calci, pugni e sprangate. E per Emanuele Morganti, che voleva solo passare la serata con la fidanzata di sempre, non c’è stato niente da fare.

Mentre sono ancora in corso le indagini, il vescovo di Anagni-Alatri Lorenzo Loppa interviene esprimendo «vicinanza alla famiglia del giovane ucciso». Oggi, afferma, «abbiamo smarrito il senso della giustizia nel senso più profondo di rispetto dell’altro, della persona in difficoltà, dell’integrarsi a vicenda, del realizzarsi attraverso il servizio agli altri. Se non ci facciamo custodi degli altri – avverte – finiamo per essere come Caino». Le radici del rancore, prosegue, «sono seminate come spazzatura ovunque: anni di cinismo, di spirito di competizione, di spazzatura mediatica e politica ci hanno condotto a questi frangenti». Di qui l’importanza di «educare a una cultura di pace e di rispetto dell’altro». La radice del rancore infatti, osserva ancora il vescovo, «nasce dal sentirsi padroni e despoti dei valori del bene e del male, anziché stare di fronte a essi in atteggiamento di custodia, di rispetto e di amore».

Di fronte a tanta violenza, ammette Loppa, è difficile parlare di perdono, ma «il cristianesimo predica non solo di non rispondere al male con il male, annuncia l’amore per i nemici. La violenza bisogna farla morire nel suo arido deserto». Il punto da cui partire, esorta, è l’educazione: «Esigiamo che le nostre città siano governate a misura d’uomo, che i nostri telegiornali trattino bene soprattutto i piccoli e gli indifesi. In alcune nazioni la cronaca nera non ha posto in prima serata, mentre da noi la troviamo in ogni momento. La radice della violenza sta anche in certi modi di fare informazione».

28 marzo 2017