Galantino: «L’università sia al servizio della società civile»

Il Segretario nazionale della Cei all’inaugurazione dell’Università Europea. Con lui anche il magistrato Cantone: «Scuola educhi alla legalità»

Il Segretario nazionale della Cei è intervenuto all’inaugurazione dell’Università Europea di Roma. Con lui anche il magistrato Cantone: «Scuola educhi alla legalità»

Qual è il ruolo dell’università in un mondo interculturale, segnato da una pericolosa frammentazione? Quello di «garantire l’unità del sapere», di «salvaguardare la cultura dal tritatutto in cui siamo spinti continuamente. Come diceva Benedetto XVI con una bellissima espressione, “allargare gli orizzonti della ragione”». Lo ha detto monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, nella sua prolusione in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico all’Università Europea di Roma – l’ateneo promosso dalla Congregazione dei Legionari di Cristo –, che si è tenuta nella mattinata del 2 marzo nella sede dell’ateneo, in via degli Aldobrandeschi 190.

Il rettore, padre Pedro Barrajon, nella sua relazione, ha sottolineato i tre grandi compiti educativi che l’università vuole assumersi: umanizzare l’educazione, perché «dobbiamo formare l’uomo, dobbiamo essere costruttori di una civiltà umanizzante»; promuovere una «cultura del dialogo», senza «paura di confrontarci»; e infine «seminare speranza: vedo con grande tristezza giovani che finiscono gli studi e non hanno una sistemazione facile: credete in voi stessi – li ha esortati padre Barrajon –, nei valori che portate dentro di voi e lanciatevi con coraggio». Temi in parte ripresi da monsignor Galantino: «C’è un estremo bisogno di poli pensanti – ha affermato – creativi, responsabilizzanti e responsabilizzati, aperti a nuove sfide ma fedeli alla vocazione originaria».

Tra le sfide più urgenti ha indicato la «necessità di verificare i processi formativi offerti alle nuove generazioni. Non possiamo vivere di lasciti intangibili» altrimenti si diventa «tristi e incidenti replicanti. In un mondo che non può fondarsi solo sulla tecnica e le macchine, la formazione universitaria gioca un ruolo decisivo». E ha chiarito che «l’università non può e non deve girare alla larga da quello che succede in Italia, fuori dall’Italia e oltre oceano» aggiungendo poi che «l’università non vive per se stessa, come la Chiesa non vive per se stessa».

Riferendosi a quella che è ormai definita come la «triplice missione» accademica, ovvero la formazione, la ricerca e soprattutto l’interazione col territorio, monsignor Galantino ha ricordato che «il servizio alla società fa parte dei doveri dell’università. Si usa un brutto neologismo, “multiversità” che a mio parere si può riferire alla frammentazione del sapere, una parcellizzazione eccessiva che ha condotto a creare specialisti del nulla».

Il segretario della Cei ha poi affermato che spesso «quando ci si riferisce all’appellativo di cristiani viene interpretato in senso contrario di chiusura, appiattimento, ripetitività. Forse la colpa non è sempre fuori di noi. Forse diamo modo di pensare che non siamo capaci di avere freschezza di pensiero, che non sappiamo osare di più, che non sappiamo proporre una realtà alternativa nel senso bello e provocante del termine». Per questo ha fatto ripetutamente riferimento alle parole di Papa Francesco e al suo concetto di cultura dell’incontro «che non è negoziazione ma ricerca del bene comune», senza pregiudizi. «Di dittatura del pensiero unico ne abbiamo fin troppo, noi dobbiamo creare gli anticorpi per non soccombere e per interagire con tali realtà. La cultura dell’incontro non è una teoria ma una concreta prospettiva nel dialogo tra persone portatrici di stili di vita plurali senza pregiudizi».

All’inaugurazione è intervenuto anche il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone: «La lotta alle mafie e alla corruzione ha sì bisogno di leggi, ma se un Paese non è in grado di tradurle in comportamenti concreti le regole restano sulla carta – ha detto tra l’altro -. Molto possono fare la cultura, la scuola e l’università, che non deve essere autoreferenziale e basarsi sul nulla» ma «deve essere in grado di formare le culture che servono al momento. Abbiamo bisogno di università che fanno accedere allo studio anche chi non ha i mezzi. Se ne parla da tanto, ma non si è interiorizzato in realtà». Quanto alla prevenzione della corruzione, Cantone ha affermato che «in Italia è giudicata una missione impossibile. Viviamo in un periodo di grande relativismo etico ma esistono degli indicatori dell’etica di tutti, quei valori civili che dovrebbero rappresentare il minimo comune denominatore» della società.

 

2 marzo 2017