Carnevale della cittadinanza, «non si scherza con i diritti dei bambini»

In piazza associazioni, parlamentari e bambini per chiedere che la legge sullo ius soli venga approvata. La relatrice Lo Moro: «La loro sfida è anche la mia»

In piazza associazioni, parlamentari e bambini  per chiedere che la legge sullo ius soli venga approvata. La relatrice Lo Moro: «La loro sfida è anche la mia»

C’erano i bambini della scuola Pisacane, la più multietnica della Capitale. Ci sono i ragazzi di seconda generazione arrivati da tutta Italia, le associazioni e i parlamentari. Piazza del Pantheon ha ospitato ieri, 28 febbraio, martedì grasso, il “Carnevale della cittadinanza”, una giornata all’insegna dell’allegria per attirare l’attenzione su un tema su cui però, assicurano gli organizzatori, non c’è nulla da scherzare: la legge che riforma il diritto alla cittadinanza. Lo ripetono tutti: «Non si può più aspettare, non si può fare questo gioco sulla pelle dei bambini». Nell’ultimo dei quattro sit-in di febbraio organizzati da L’Italia sono anch’io e #Italianisenzacittadinanza l’imperativo è mandare un messaggio chiaro ai senatori e al governo perché si decidano a far diventare legge il ddl che riforma la 91 del 1992.

«Chi cresce o nasce in Italia è italiano. L’Italia già lo sa, ma sono Camera e Senato che devono capirlo. Noi non possiamo più aspettare. Torneremo nelle piazze come abbiamo già fatto qui, a Milano e a Londra, per chiedere che la legge cambi. Non ci fermeremo. Non è possibile che a questi bambini non sia riconosciuto un diritto fondamentale», sottolinea Paula Baudet Vivanco, di #Italianisenzacittadinanza. Sulla stessa scia anche Filippo Miraglia, vicepresidente di Arci nazionale e portavoce della campagna L’Italia sono anch’io: «Il senatore Zanda ci ha promesso che ci sarà un passaggio in commissione, ma se la Lega continuerà a fare ostruzionismo il disegno di legge verrà portato in aula. Lo speriamo perché invece di impegnarsi sul decreto Minniti il governo dovrebbe mettere la faccia su questa riforma, che è una vera emergenza. E fare un passo verso il futuro».

Tra i ragazzi in piazza anche Chouaib, 23 anni, arrivato a Trieste dal Marocco a soli sei mesi dal Marocco, e che oggi è ancora in attesa di essere riconosciuto italiano pur essendo cresciuto qui. «È come vivere perennemente limitati, come sentirsi diversi pur essendo uguali agli altri – spiega -. Non abbiamo diritto al voto ma neanche semplicemente a fare un viaggio con la scuola a Londra perché col permesso di soggiorno non ci si può andare. Siamo indietro come Paese, bisogna cambiare. Ai parlamentari dico: smettetela di giocare con le nostre vite».

In piazza a sostenere i ragazzi di seconda generazione c’era anche la relatrice della legge al Senato, Doris Lo Moro: «La vostra scommessa è anche la mia – ha detto ai ragazzi -. Sono convinta da cittadina oltre che da parlamentare che approvare questa legge sia importante, per questo mi sono assunta la responsabilità di farlo e intendo portare avanti l’intento fino in fondo. Non voglio dare false speranze, ma sono convinta che ce la faremo». Tra i tanti politici passati in piazza anche Matteo Orfini che in una recente intervista ha spronato il governo a mettere la faccia sulla riforma. Anche Livia Turco si è presentata al sit-in per ricordare che la prima legge che voleva cambiare in maniera organiza il diritto alla cittadinanza fu presentata nel 2000. «Oggi siamo nel 2017 e non si riesce ad ottenere neanche quella che guarda ai bambini che sono italiani di fatto, che parlano la nostra lingua, che sono più italiani di tanti altri in Italia. Deve essere approvata prima che finisca la legislatura, è una priorità in base al programma che abbiamo presentato alle elezioni».

1° marzo 2017