Congo, i vescovi: «Profondamente addolorati dal moltiplicarsi della violenza»

I presuli mettono in guardia dal rischio di una «balcanizzazione» del Paese e denunciano anche alcune aree di crisi. Vandalismo contro la Chiesa

I presuli mettono in guardia dal rischio di una «balcanizzazione» del Paese e denunciano anche alcune aree di crisi. Gli atti di vandalismo subiti dalla Chiesa

Il Nord Kivu, anzitutto, «afflitto da massacri a ripetizione delle popolazioni locali, attribuiti a presunti ribelli nel territorio di Beni e da attacchi di gruppi etnici nel territorio di Lubero e di Rutshuru». Ma poi anche il Tanganyika, «segnato dagli scontri sanguinosi tra Bantu e Batwa (pigmei), con conseguente sfollamento forzato delle popolazioni e abbandono delle coltivazioni»; il Kasai, Kasai- Centrale e Kasai-Orientale, «sconvolti da incursioni continue di milizie che si rifanno al capo tradizionale Kamwina Nsap». E ancora, il Kongo Centrale, «toccato dal fenomeno mistico-politico Bundu dia Mayala con conseguenti scontri mortali», e per finire la capitale Kinshasa, «scossa da atti di vandalismo e da uccisioni nel corso di dimostrazioni».

Sono queste le aree di crisi evidenziate dai vescovi del Congo in un messaggio inviato all’Agenzia Fides. «Siamo profondamente addolorati dalla moltiplicazione dei focali d’insicurezza e di violenza che si generano sulla quasi totalità del territorio nazionale e fanno pensare ad una balcanizzazione della Repubblica Democratica del Congo», affermano. Anche la Chiesa ha subito atti di vandalismo dall’inizio dell’anno. Sono stati saccheggiati il Seminario Maggiore di  Malole a Kananga  e le parrocchie di Saint-Dominique a Kinshasa-Limete, Saint-Kizito e Saint-Martin à Lubumbashi, Bon Pasteur a Boma, Sainte Marie di Lukalaba a Mbujimayi nella diocesi di Luiza. E ancora, Saint-Matthias a Mubinza, Saint-Jean a Yangala, Sainte-Thérèse a Dibandisha e Saint-Boniface a Ngwema.

28 febbraio 2017