«Sono ormai tutti alla fame. Non c’è sicurezza in alcuna parte del Paese». Padre Giorgio Biguzzi, originario di Cesena, vescovo emerito di Makeni, in Sierra Leone, appena rientrato in Italia dall’ennesimo viaggio in Africa, riferisce delle condizioni del Sud Sudan. «Le notizie non sono buone», spiega: il presidente Salva Kir sta cercando di mettere gente della sua etnia in tutti i posti di potere. «È in atto un’autentica pulizia etnica. Al presidente, che è cattolico, di cattolico è rimasto solo l’aggettivo». Il Consiglio delle Chiese, l’organismo che riunisce le diverse confessioni cristiane presenti nel Paese, «chiede la pace, la giustizia e che si ponga fine alle uccisioni in atto. La maggioranza della popolazione è cristiana – prosegue padre Biguzzi -. Ecco perché i vescovi fanno sentire forte la loro voce. Possono fare presa sulla gente».

In questo quadro, sposta l’attenzione sul dramma dei bambini la denuncia di Save the Children, che parla di oltre un milione di piccoli a rischio grave di fame, in un Paese martoriato dalla guerra e dove è stata dichiarata la carestia nello Unity State. I sistemi di preallerta, informano, prevedono che entro il mese di aprile quasi metà dell’intera popolazione, per un totale di 4,9 milioni di persone, sarà colpita da una gravissima crisi alimentare e in molti casi da una vera e propria carestia. Un numero destinato a salire fino a 5,5 milioni nella stagione più critica, a luglio. Cresciuto del 36% il livello di emergenza alimentare nel Paese: è la peggiore stagione dei raccolti dall’anno della fondazione di questo giovanissimo Stato, nel 2011.

I più esposti alle conseguenze estreme di questa emergenza, spiegano da Save the Children, sono proprio i bambini, specie quelli al di sotto dei 5 anni: i meno resistenti alla malnutrizione acuta e più vulnerabili rispetto a malattie come il morbillo, la malaria e il colera. «Dopo una minaccia di carestia che ha fatto temere il peggio per mesi, siamo ora di fronte ad una realtà devastante in molte aree del Paese – dichiara Pete Walsh, direttore dell’organizzazione per il Sud Sudan -. Nei prossimi mesi la carestia potrebbe estendersi ulteriormente colpendo milioni di bambini vulnerabili che ora rischiamo di morire di fame. Siamo ancora in tempo per salvare tantissime vite, ma solo se la comunità internazionale agisce subito potenziando il finanziamento degli aiuti. Qualunque ritardo si tradurrà in catastrofe e morte per intere comunità colpite dalla siccità e dal conflitto».

È proprio il conflitto in corso nel Sud Sudan ad avere un impatto devastante sulla sicurezza alimentare. Dopo la ripresa degli scontri a Juba lo scorso luglio, i combattimenti si sono estesi in altre parti del Paese compresi l’Equatoria Centrale e Orientale, un’area nota come il “paniere” del Sud Sudan, riferiscono ancora da Save the Children. «Oltre a distruggere direttamente il raccolto, il conflitto ha costretto alla fuga i coltivatori, impedendo loro di seminare e mietere. I nuovi scontri hanno anche complicato l’accesso alle vie di transito per le merci e i generi alimentari, facendo crescere il prezzo del cibo o tagliando letteralmente fuori alcune zone da ogni tipo di distribuzione». Dall’esplosione dei combattimenti nel 2013, la crisi umanitaria in Sud Sudan si è moltiplicata spingendo più di 3 milioni di persone, tra cui almeno 9mila minori non accompagnati, a fuggire cercando rifugio nei Paesi confinanti.

1,6 miliardi di dollari. Questa, per Save the Children, la cifra necessaria in termini di aiuti per fornire la necessaria assistenza e protezione, salvando la vita a oltre 7,5 milioni di persone in Sud Sudan. Per il momento l’organizzazione sta rispodnendo alla crisi alimentare monitorando in larga scala i sintomi della malnutrizione, con programmi di alimentazione e centri sanitari specializzati per la stabilizzazione dei casi più gravi, servizi di sostegno capillari per i pazienti sul territorio e formazione di operatori di comunità per la nutrizione per le visite a domicilio. Ancora, l’organizzazione forma anche i coltivatori locali sulle tecniche di produzione più efficienti fornendo anche le sementi necessarie, e distribuisce alle madri nei centri per la nutrizione sementi per cereali e verdure.

Per ulteriori informazioni: www.savethechildren.it.

22 febbraio 2017