Giornata del Malato, Vallini: «Implorare Maria sotto la croce»

Il cardinale vicario ha presieduta la Messa a San Giovanni in Laterano con il vescovo Leuzzi: «Maria guarda la croce come sofferenza necessaria»

Il cardinale vicario ha presieduta la Messa a San Giovanni in Laterano con il vescovo Leuzzi: «Maria guarda la croce come sofferenza necessaria della vita»

Bernadette di Lourdes e Maria di Nazareth: due giovani che accettano con fede il cambiamento di vita che Dio ha pensato per loro. Queste le icone che il cardinale Agostino Vallini ha messo al centro della sua omelia sabato 11 febbraio, memoria della Beata vergine di Lourdes, in occasione della XXV Giornata mondiale del malato.

 A concelebrare con il vicario del Papa, il vescovo Lorenzo Leuzzi, incaricato del Centro per la Pastorale sanitaria e monsignor Andrea Manto, direttore dello stesso centro, nella basilica di San Giovanni in Laterano gremita di fedeli, malati e soci dell’Unitalsi di Roma. «Capire il senso del dolore e della malattia – ha esordito Vallini – è tutt’altro che facile» eppure, anche alla luce «del messaggio del Papa che ci esorta a riprendere il Magnificat come testo di riferimento per questa giornata», è possibile intravvedere una strada da percorrere.

L’angelo dell’Annunciazione «provoca
turbamento in Maria giovinetta ma un ammonimento giunge a lei come consolazione – ha spiegato Vallini -: “Non temere”» e così, Maria «si affida alla Parola e da questo affidamento nasce la gioia che la conduce alla missionarietà». Si reca, infatti, dalla cugina Elisabetta e a lei canta la grandezza e la potenza di Dio: «vedo in questo atteggiamento – ha detto il cardinale – un itinerario spirituale e umano per comprendere il senso di quella vita che tutti noi vorremmo al riparo dal male» e che, invece, viene toccata da diversi tipi di sofferenza, non solo la malattia «ma anche le incomprensioni, le ingiustizie, le calunnie o le violenze».

Maria, allora, come modello per imparare ad accogliere il messaggio di Dio che invita a non avere paura e ad affidarsi alla forza che viene dallo Spirito Santo: «Anche sotto la croce del Figlio – ha continuato il porporato -, Maria guarda a quell’ingiusto supplizio come ad una prova necessaria affinché possa esplodere la vera vita» e da quel dolore di madre trae la forza per farsi voce e missionaria, come già con Elisabetta, «ora con gli apostoli nel cenacolo, e quell’annuncio continua oggi nella Chiesa che trasmette la chiave di interpretazione del mondo».

In conclusione, Vallini ha invitato i malati e i loro parenti ma anche i medici, i paramedici, i volontari e i sacerdoti, «medici delle anime», a guardare sempre alla croce «perché lì accanto troveremo Maria a ricordarci che Dio opera in noi, e per noi, grandi cose», quelle che ci auguriamo «per questo mondo disorientato, per questa Roma che si salva solo con l’amore e testimoniando che non siamo condannati ma destinati alla grandezza e alla bellezza».

Prima del canto mariano conclusivo quale segno di affidamento a Maria di tutti i malati della città di Roma, i ringraziamenti del vescovo Lorenzo Leuzzi al cardinale vicario «per l’incoraggiamento e la preghiera» nonché alle autorità del Ministero della Salute, alla Commissione regionale sanitaria e all’Ordine dei medici «affinché si continui a lavorare in sinergia per dare testimonianza – ha detto il presule – che il fratello che vive la malattia può essere curato nel corpo e nell’anima senza che nessuno venga escluso da ogni tipo di assistenza».

 

Il tweet del Papa per la Giornata del Malato

 

13 febbraio 2017