Paritarie, sospesi fondi nel Lazio: servizio a rischio

La Regione non riceverà i 24 milioni destinati alle scuole paritarie perché non ha rispettato i parametri del patto di stabilità. Per don Filippo Morlacchi dell’Ufficio scuola: «Si rischiano posti di lavoro»

«Una media annuale di quattro-cinque scuole chiuse negli ultimi 10 anni. Ma senza fondi, il prossimo anno a chiudere saranno molte di più». Difficile essere ottimisti per don Filippo Morlacchi, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale scolastica nonché incaricato dell’Ufficio scuola cattolica, dopo la notizia che il Lazio, e soltanto il Lazio, non riceverà i 24 milioni di euro destinati alle scuole paritarie perché la Regione, amministrata da Nicola Zingaretti, non ha rispettato i parametri del patto di stabilità e quindi non può accedere ai fondi che le spettano.

Una beffa che rischia di trasformarsi in un’emergenza scolastica a danno delle famiglie. Il perché è presto spiegato. La Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera all’erogazione di 195,8 milioni di euro su un totale di 220 stanziati dalla legge di stabilità del 2014. Di questi 120 milioni rischiavano di non essere dati perché sottoposti al patto di stabilità, al contrario dei rimanenti erogati direttamente alle scuole dal Miur. Lo sblocco c’è stato, ma il Lazio non riceverà la sua fetta perché non ha rispettato i parametri richiesti. Le paritarie, nella nostra regione, si dividono in 768 scuole dell’infanzia (di cui 285 comunali), 211 elementari, 99 medie e 95 superiori.

«La cifra rappresenta circa il 40% di quanto doveva essere assegnato, quindi quasi la metà dei fondi – spiega suor Grazia Tagliavini, presidente di Fidae Lazio -; cifre che incidono significativamente per gli stipendi degli insegnanti, per la vita della scuola stessa. Bisogna considerare che un alunno della scuola paritaria costa allo Stato circa 500 euro l’anno. Uno studente di scuola statale costa 6.000 euro l’anno. Se le scuole paritarie iniziano a chiudere per mancanza dei fondi, le famiglie sono costrette a riversarsi sulla scuola statale, con quali costi?». Parliamo di circa un milione di alunni che andrebbe a carico delle scuole statali aggiungendosi ai 9 milioni già esistenti.

Per don Filippo Morlacchi «bisogna capire che le scuole paritarie non sono solo quelle gestite da enti religiosi. Ci sono anche scuole comunali e istituti gestiti da privati. In molti non vedono l’ora di far chiudere queste strutture, perché ritengono che i fondi debbano andare solo a quelle statali, senza comprendere che le paritarie offrono un servizio pubblico, indispensabile, riconosciuto dallo Stato che altrimenti non ce la farebbe a rispondere per intero alla domanda scolastica. È proprio per via di questo riconoscimento – sottolinea il sacerdote – che ricevono fondi pubblici. Ora, senza questa cifra, si rischia un disservizio. Si rischiano posti di lavoro. Forse i fondi saranno sbloccati più in là, ma nel frattempo, quante scuole riusciranno ad andare avanti?».

Il riconoscimento dello Stato per le paritarie, e di conseguenza il loro finanziamento, seppur in misura nettamente minore rispetto a quelle statali, è sempre stato al centro di polemiche. La scuola paritaria, in quanto tale, è percepita ai più come una scuola diversa da quella puramente statale. Inoltre, l’articolo 33 della Costituzione italiana dice «che Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato». «Un concetto – afferma don Morlacchi – su cui ancora si dibatte e che viene superato nel momento stesso in cui lo Stato ammette l’utilità della scuola paritaria, perche da solo, con le sue strutture, non ce la farebbe».

L’alternativa, a questo punto, potrebbe essere l’aumento delle rette: «Sarebbe folle – ammette Antonio Trani, vice presidente Fism Roma (Federazione italiana scuole materne) -, non possiamo rivolgerci alle famiglie in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando. Non lo faremo. Piuttosto, cercheremo strade alternative: i fondi destinati al Lazio non sono perduti, sono stati accantonati e stiamo lavorando per recuperarli in qualche modo. Forse arriveranno, in ritardo, ma tenteremo di tutto pur di non perderli. Certo – ammette -, potremo andare incontro ad un momento difficile. Nel Lazio non c’è una legge regionale che provveda alle esigenze scolastiche».

Farsi ascoltare, magari anche attraverso forme di protesta, è un’eventualità presa in considerazione: «Una cosa è certa: chiediamo rispetto – dice suor Grazia Tagliavini -, ci aspettiamo il buonsenso per superare questa situazione, ma soprattutto vorremmo si superasse questo modo “strano” di concepire la scuola paritaria, perché forniamo un servizio pubblico necessario e riconosciuto. Siamo scuole pubbliche a tutti gli effetti».

 

10 novembre 2014