Le decisioni del neo presidente Usa Donald Trump in materia di immigrazione e asilo solo entrate nel dibattito in corso alla plenaria del Parlamento europeo. Molte le voci di condanna, a cominciare da quella di Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per la politica estera. L’Ue, ha detto Mogherini, «non respingerà nessuno che gode della protezione internazionale: questo è il nostro punto di vista e continueremo a difenderlo».

Ancora un italiano, Gianni Pittella (Socialisti e democratici), ha affermato: «I provvedimenti di Trump sono un attacco alla civiltà giuridica europea e ai suoi valori fondamentali. Il “travel ban” contro alcuni cittadini non è diretto contro il terrorismo, è una bugia, è demagogia: colpisce alcuni Stati e altri no, quelli con cui Trump fa affari». Anche Manfred Weber (Ppe) ha stigmatizzato il divieto di ingresso. «Trump – ha detto – è stato eletto e noi vogliamo il dialogo. Quando dice che sta combattendo l’immigrazione clandestina o l’islamismo radicale, ci trova d’accordo. Ma il divieto di ingresso non è così. Il sospetto generalizzato di Paesi e di persone conduce alla xenofobia. Gli Stati Uniti – ha continuato l’eurodeputato – sono sempre stati un Paese di libertà e di diritti fondamentali, ora Trump tollera la tortura». Così facendo, «uno Stato diventa esso stesso un criminale».

Per Syed Kamall (Conservatori) «questo divieto arbitrario invia il messaggio che vi sarebbe contraddizione tra l’essere un buon musulmano e l’essere un buon cittadino di una democrazia occidentale. Tuttavia, gli americani hanno votato per il candidato che sta facendo ciò che ha promesso di fare. Dobbiamo quindi accettare che questo presidente, le sue priorità e le politiche siano la conseguenza della crescente ondata di malcontento». Dalla leader del gruppo della Sinistra unitaria, Gabrielle Zimmer, è arrivata infine la richiesta di «mettere i nostri valori contro il disprezzo di Trump; di mostrare, con una politica migratoria caratterizzata dalla solidarietà, che le persone in cerca di protezione non sono la causa di tutti i mali».

Nettamente diversa la posizione dell’antieuropeista britannico Nigel Farage, secondo cui quanto sta accadendo negli Stati Uniti è che «un verace democratico sta facendo quello per cui è stato eletto».

2 febbraio 2017