Dopo la veglia celebrata ieri, lunedì 30 gennaio, a Québec City oggi si torna a pregare per le vittime dell’attenato compiuto contro i musulmani in preghiera nella moschea locale, nella serata di domenica 29. Alle 19 la chiesa Notre-Dame-de-Foy, che si trova proprio di fronte al Centro culturale islamico, ospita una Messa di suffragio per le vittime. Proprio da qui è partita, ieri sera, la marcia di solidarietà che ha radunato circa 5mila persone, intevenute con candele, lettere e messaggi per «testimoniare la vicinanza alle famiglie delle vittime, alle comunità musulmane e a tutte le persone che frequentano il Centro».

La diocesi invita tutti i fedeli cattolici a partecipare numerosi anche sabato 4 febbraio alla manifestazione di solidarietà organizzata dal Centro culturale islamico davanti alla Grande moschea. A sostenere le iniziative è il cardinale Gérald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Québec, che ieri prima di partire da Roma per il Canada, ha scritto un messaggio di solidarietà alla comunità musulmana del Paese. «Questo atto di violenza che abbiamo vissuto alla Grande moschea di Québec – scrive – ci tocca tutti, cristiani e non. L’odio è l’espressione più oscura della nostra umanità. Il popolo del Québec è sempre stato conosciuto come un popolo che vuole vivere nella pace e nel rispetto. Noi – prosegue il cardinale – risponderemo a questi atti odiosi con la nostra solidarietà e ci impegneremo a continuare a costruire una società in cui la pace sociale e il rispetto di tutte le culture guidino la vita quotidiana».

Alla comunità musulmana colpita nella città di Québec arriva intanto anche la solidarietà di monsignor Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione Cei per l’Ecumenismo e il dialogo. «Ribadiamo che ogni violenza è da condannare e tanto più una violenza fatta a uomini in preghiera, di qualsiasi credo questi uomini e donne siano», le parole del presule, che rivolge il suo pensiero a «quelle povere persone che mentre pregavano sono state uccise. Sentiamo profonda unità con loro – prosegue – anche per quello che è successo in Francia a padre Hamel e in tante parti del mondo laddove sono stati colpiti uomini e donne di fede. Questo non deve mai succedere».

Spreafico ricorda le parole di Papa Francesco ad Assisi: «Solo la pace è santa, mai la guerra e la violenza». In un mondo ormai globalizzato, riflette ancora il vescovo, «sono aumentate le paure» e «l’altro diventa spesso un nemico». Il presidente della Commissione Ecumenismo e dialogo però preferisce non parlare di “scontro di civiltà” e mette in guardia dal rischio di «etichettare gli altri come violenti solo perché appartengono a un mondo culturale o religioso». Da qui un appello forte alla politica: «Ci sono alcuni che approfittano della rabbia e della paura per la loro crescita numerica. Questo non va bene. Oggi non possiamo assolutamente, soprattutto in politica, incanalare la rabbia e la paura dando risposte contro l’altro, perché ciò non fa il bene di nessuno, neanche di quelli che pensano di fare gli interessi di un Paese. Non mi sembra la risposta migliore alla violenza e al terrorismo. Sono profondamente convinto – conclude – che o percorriamo con pazienza e tenacia la via del dialogo come Papa Francesco ci invita a fare ogni giorno, o imbocchiamo la strada sbagliata. Tutte le strade diverse dal dialogo, non porteranno mai alla pace. Questo è certo».

31 gennaio 2017