Migrazioni, il ministro Orlando: Cie «con funzioni nuove»

Per il titolare della Giustizia, sono utili «se si rafforzano i rapporti con i Paesi di provenienza». Galantino: «No condizionato alla riapertura»

Per il titolare della Giustizia, sono utili «se si rafforzano i rapporti con i Paesi di provenienza». Galantino: «No condizionato alla riapertura»

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando lo ha affermato registrando la puntata di Porta a Porta andata in onda ieri sera, 9 gennaio: «I Centri di identificazione ed esplusione (Cie) sono utili se si rafforzano irapporti con i Paesi di provenienza e il flusso dei rimparti diventa più consistente». Sul tavolo, il tema delle migrazioni, ovviamente, e il reato di clandestinità, nuovamente al centro del dibattito politico degli ultimi giorni. Orlando si è soffermato sul nuovo piano del governo. «Non si tratta – ha detto – di spalmare quello che ora è conventrato ma di pensare centri nuovi con funzioni nuove in cui si tenga conto delle diverse tipologie e di concepirli anche secondo le indicazioni di Strasburgo».

Non è una soluzione, ha ribadito il ministro, il reato di clandestinità. Occorre dare «norme penali che non facciano solo propoganda e, di fatto, non servono a nulla». Quindi ha citato il procuratore nazionale antimafia per ribadire che il reato di clandestinità rischia di «ingolfare i tribunali e rendere più difficile le indagini sui trafficanti di essere umani».

Alla vigilia della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si celebra domenica 15 gennaio, sul tema è intervneuto questa mattina anche il segretario generale della Cei Nunzio Galantino, prendendo parte alla conferenza stampa di presentazione della Giornata, alla Radio Vaticana. E dal presule è arrivato un «no condizionato» alla riapertura dei Cie. No, ha spiegato, «se questi dovessero continuare a essere di fatto luoghi di trattenimento e di reclusione che, anche se con pochi numeri di persone, senza tutele fondamentali, rischiano di alimentare fenomeni di radicalizzazione, e dove finiscono oggi, nella maggior parte dei casi, irregolari dopo retate, come le donne prostituite, i migranti più indifesi e meno tutelati».

In questo caso, ha chiarito monsignor Galantino, «non possiamo non condividere il “no” affermato dalle realtà del mondo ecclesiale (Migrantes, Caritas, Centro Astalli…) e della solidarietà sociale (Cnca), oltre che da giuristi (Asgi) impegnati da anni nella tutela e la promozione dei migranti». A consentire di lasciare aperto uno spiraglio sono «l’assicurazione successiva del presidente del Consiglio e del ministro dell’Interno sulla diversa natura, anche se non ancora precisata, dei Cie, l’articolata posizione espressa dai sindaci italiani, la decisa richiesta del capo della Polizia». Resta il dubbio «che tali Centri risultino necessari realisticamente nel caso di chi irregolare ha commesso un reato, per il quale dal carcere stesso o attraverso misure cautelari, seppur eccezionali, previste dalla legge, potrebbe venire poi direttamente espulso».

10 gennaio 2017