Attentato di Gerusalemme, Pizzaballa: «Speriamo non sia nuova ondata di violenza»

L’amministratore apostolico del Patriarcato latino commenta l’attacco contro un gruppo di soldati israeliani, l’8 gennaio. 4 le vittime, tutte ventenni

L’amministratore apostolico del Patriarcato latino commenta l’attacco contro un gruppo di soldati di leva israeliani, l’8 gennaio. 4 le vittime, tutte ventenni

Li ha investiti appena scesi dall’autobus, sulla Promenade di Armon Hanatziv, quartiere ebraico di Gerusalemme est, vicino al punto di controllo di Armon Hanatziv (o Talpiot est), un viale popolare per le passeggiate nella zona sovrastante la Città Vecchia. Quindi ha ingranato la retromarcia, e li ha investiti ancora. Sono morti così, domenica 8 gennaio, 4 soldati israeliani, tre donne e un uomo, uccisi da un camion condotto da un palestinese che è piombato su di loro all’improvviso. 15 i feriti. L’attentatore, 28 anni, alla guida di un veicolo con targa di Israele, è stato ucciso dai militari. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu, citato dall’agenzia Reuters, ha detto che «tutti i segnali portano a pensare che il killer fosse un sostenitore dello Stato islamico». E ha parlato di un filo comune con gli analoghi attacchi a Nizza e a Berlino.

Mi auguro che resti un episodio isolato e di non ritrovarci all’inizio di una nuova ondata di violenza», è il commento rilasciato all’Agenzia Sir da monsignor Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme. «Abbiamo già visto tantissime volte – prosegue – che questi fatti violenti non fanno altro che produrre altra violenza, con un peggioramento della situazione di cui non abbiamo bisogno». Sul conflitto israeliano-palestinese è tornato anche Papa Francesco, nel suo discorso di ieri al corpo diplomatico, rinnovando il «pressante appello» della Santa Sede per la ripresa del dialogo. «Nessun conflitto – le parole del pontefice – può diventare un’abitudine dalla quale sembra quasi che non ci si riesca a separare. Israeliani e Palestinesi hanno bisogno di pace. Tutto il Medio Oriente ha urgente bisogno di pace».

Nel 2017 ricorrono i 50 anni dell’occupazione militare israeliana dei territori palestinesi, in seguito alla Guerra dei sei giorni, dal 5 al 10 giugno 1967. E proprio sulla questione degli insediamenti, che ha già portato a una prima risoluzione di condanna da parte dell’Onu, si gioca gran parte della partita a livello internazionale, con il timore di una seconda condanna nel prossimo vertice per la pace in Medio Oriente in programma a Parigi. L’auspicio della Santa Sede allora è quello di «una soluzione stabile e duratura che garantisca la pacifica coesistenza di due Stati all’interno di confini internazionalmente riconosciuti».

10 gennaio 2017