L’invito del Papa ai terremotati: «Ricostruire nella speranza»

In Aula Paolo VI i vescovi e i sindaci delle zone colpite dal sisma. Francesco: «Bisogna ricominciare senza perdere la capacità di sognare»

In Aula Paolo VI i vescovi e i sindaci delle zone colpite dal sisma. Francesco: «Bisogna ricominciare senza perdere la capacità di sognare, avere il caraggio di sognare una volta in più»

Nessun «sermone» ma un commento a braccio delle testimonianze ascoltate dalla famiglia Festa di Amatrice e dal parroco dell’abbazia di Sant’Eutizio a Preci, nella diocesi di Spoleto-Norcia, don Luciano Avenati. Parole che hanno toccato il cuore del Papa che questa mattina, giovedì 5 gennaio, ha incontrato, nell’Aula Paolo VI, i terremotati delle zone del Centro Italia devastate dalle scosse del 24 agosto, del 26 e del 30 ottobre per infondere coraggio e speranza a chi ha perso i propri cari, la casa, la sicurezza economica.

Il Papa ha fatto proprie le parole ascoltate in apertura dell’udienza «perché la cosa peggiore da fare in queste situazioni è un sermone». La prima parola che ha colpito Francesco è stata «ricostruire» pronunciata come «un ritornello». «Ci sostenga con la preghiera affinché ricostruiamo i cuori ancor prima delle case» hanno auspicato Raffaele e Iole Festa, famiglia terremotata di Cascello, una piccola frazione di Amatrice. «Preghi per noi perché siamo forti e determinati nel ricostruire le nostre case e le nostre chiese» ha affermato don Luciano. «Ricostruire il tessuto sociale ed umano, la comunità ecclesiale» ha aggiunto Francesco ricordando un anziano incontrato il 4 ottobre, in occasione della sua visita nelle zone colpite dal sisma del 24 agosto, il quale gli aveva confidato che per la terza volta dovrà ricostruire la casa.

Ricostruire le ferite del cuore
«non è ottimismo – ha evidenziato il Santo Padre – Non c’è posto per l’ottimismo che è un atteggiamento passeggero ma conta ricostruire nella speranza, ricominciare senza perdere la capacità di sognare, avere il coraggio di sognare una volta in più». Altre parole che hanno colpito Francesco le mani, le ferite, la vicinanza. «Siamo cresciuti nelle relazioni umane e fraterne – ha affermato don Luciano – sono avvenute alcune riconciliazioni; in una parola abbiamo perso le case ma siamo diventati una grande famiglia».

«Avvengono dei miracoli nel momento
del dolore» ha aggiunto il Papa manifestando il suo «orgoglio» per i parroci che non hanno lasciato le zone devastate dal sisma. «è bello avere pastori che quando vedono il lupo non fuggono». Il Papa ha infine ringraziato le popolazioni colpite dal terremoto perché «con il vostro esempio potremo ricostruire l’egoismo del nostro cuore, l’egoismo di tutti noi che non abbiamo sofferto quanto voi».
Presenti all’udienza i vescovi e i sindaci delle zone terremotate del Lazio, Marche, Umbria, Abruzzo, i rappresentanti dei Vigili del Fuoco, Vasco Errani, commissario straordinario del governo per la ricostruzione nei territori colpiti dal terremoto e Fabrizio Curcio capo del dipartimento della Protezione Civile.

Prima dell’udienza nell’Aula Paolo VI è stata portata a spalla da alcuni giovani terremotati la Croce della Gmg per dare il via al pellegrinaggio della Croce nella diocesi terremotate che avrà inizio il Mercoledì delle Ceneri, 1° marzo, per poi muoversi attraverso le diocesi colpite dal terremoto. Il programma è ancora in via di definizione e dovrebbe avere come prime tappe Norcia, Amatrice, Ascoli per terminare il 25 marzo nella basilica di Loreto, dove, nello stesso giorno, si terrà la veglia regionale per le vocazioni. La Croce sarà poi portata, la Domenica delle Palme, a Panama dove nel 2019 si svolgerà la Gmg.

 

5 gennaio 2017