Nozze-gay, denuncia penale per Marino

Il primo cittadino è stato chiamato in causa dalle associazioni Provita e Giuristi per la vita a causa della sua «eversiva sfida alle istituzioni». Intanto, il Forum delle Associazioni familiari boccia il testo “Cirinnà”

«Un’assurda ed eversiva sfida alle istituzioni: il comune di Roma Capitale pretende di porsi al di sopra delle istituzioni e della legge». Con queste parole le associazioni Giuristi per la vita e Provita motivano la denuncia nei confronti del sindaco Ignazio Marino che nei giorni passati ha trascritto nei registri dello Stato civile, «violando quanto tassativamente disposto dal ministero dell’Interno e dal Prefetto di Roma» alcuni matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso. «Siamo al cortocircuito istituzionale – si legge nel comunicato stampa delle due associazioni -. Un primo cittadino è anche organo locale dello Stato e, in materia di anagrafe civile, agisce quale ufficiale del Governo».

La tesi è quindi chiara: Marino non avrebbe dovuto, meglio, potuto mettere in atto un simile comportamento che, per le associazioni, costituisce «reato di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità», previsto e punito dall’articolo 650 del Codice penale. L’articolo in questione sarebbe applicabile a tutti i dirigenti, funzionari e impiegati dell’amministrazione comunale che trascrivessero le unioni gay sui registri dello Stato civile di Roma.

I denuncianti sottolineano anche che da parte del primo cittadino della Capitale c’era la consapevolezza di compiere un atto illegale; se non «non si spiega fra l’altro la dichiarazione pubblica resa da Ignazio Marino secondo cui avrebbe personalmente provveduto alla trascrizione per «non esporre dipendenti comunali ai rischi derivanti dall’adozione di atti illegittimi». È questa una riprova della piena consapevolezza da parte del Sindaco di agire contro la legge.

E mentre in tutta Italia i casi di sindaci “trascriventi” aumentano, alla Camera dei deputati, in Commissione giustizia, continua la maratona sulla regolamentazione delle coppie di fatto, sia etero che omosessuali. «Si continua a discutere sul testo base proposto dalla relatrice Cirinnà, un testo inaccettabile e criticato trasversalmente da tutte le parti politiche» commenta Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni familiari. «Il testo di Cirinnà – commenta Belletti – parte da una piena ed effettiva equiparazione tra parti dell¹unione civile e coniugi. Non a caso prevede che nel Codice civile, dopo le parole “da un matrimonio” siano inserite le parole “o da un¹unione civile tra persone dello stesso sesso”. Siamo cioè all¹equiparazione totale». Ecco perché «la proposta Cirinnà – continua Belletti – rischia di essere una vera pietra d¹inciampo sulla strada di una giusta regolamentazione delle unioni civili. Auspichiamo che la Commissione Giustizia prosegua il dibattito su proposte meno ideologiche e rispettose dei paletti fissati dalla Costituzione e dalla giurisprudenza».

 

31 ottobre 2014