Verso il referendum/13. Umberto Galimberti: “sì”, contro la lentezza della politica

Il filosofo si schiera a favore del testo firmato da Boschi, auspicando che «lo Stato si riprenda la sua sovranità». Il voto: 7. «Ma darei un 10 perché si fa»

Il filosofo si schiera a favore del testo firmato dal ministro Boschi, auspicando che «lo Stato si riprenda la sua sovranità». Il voto: 7. «Ma darei un 10 perché si fa»

Sostiene il “sì” alla riforma della Costituzione il filosofo Umberto Galimberti: «La politica è lenta, troppo piena di mediazioni e quando sbaglia dà la colpa all’alleato di governo con cui non si va d’accordo ma tocca averci a che fare sennò il governo cade». Per Galimberti «serve qualcosa di stabile, occorre continuità, e quest’ultima viene solo da un poter decisionale forte e da istituzioni che lo consentono». In questo senso «è bene che lo Stato si riprenda la sua sovranità», anche se la Riforma non è perfetta: «Tutto è migliorabile, perché la storia si muove, il problema – conclude – è non restare indietro».

Quale è lo stato di salute della nostra Costituzione? Porta ancora bene gli anni che ha o le occorre un restyling?
Secondo me sta bene dal punto di vista dei principi fondamentali, tant’è che diciamo che è la più bella del mondo, anche se mi piacerebbe che lo dicessero gli altri. Che sulla parte relativa alla “tecnicalità” di governo bisogna mettere mano lo dicono tutti i politici da almeno trent’anni. Ora uno ci prova e tutti quelli che avevano detto che era necessario fare una riforma dicono che non occorre, che la Costituzione è perfetta così. Allora il tema non è la Costituzione ma buttar giù Renzi.

Obiettivo della Riforma è il superamento del bicameralismo perfetto: occorre davvero?
Il bicameralismo paritario funziona come un tavolo da ping pong: l’andirivieni non migliora le leggi ma consente di fare intrighi e favoritismi. Con una camera sola non si diventa meno democratici, non muore la democrazia se a decidere sono in 500 anziché in 1000. Tra l’altro la democrazia non l’abbiamo mai avuta: l’aveva inventata Platone ma di fatto governavano gli aristoi, i migliori. Non c’è stata nel Medioevo, né all’epoca dei comuni, né più avanti. Democrazia non è il fatto di andare a votare, la sua essenza è dare a tutti le stesse possibilità. Democrazia, tanto per fare un esempio, è costruire più asili affinché le donne possano lavorare e realizzarsi.

Il Senato “ridotto” farà risparmiare lo Stato e dovrebbe fungere da raccordo tra Stato, Regioni e Comuni. Potrà proporre leggi ed emendamenti ma la Camera non avrà l’obbligo di prendere in considerazioni i suoi rilievi. Di fatto sarà un organo “svuotato” per alcuni aspetti ma per alcuni tipi di legge dovrà votare paritariamente insieme alla Camera. Funzionerà meglio? In che modo “raccorderà” Stato, Regioni e Comuni? Con quali vantaggi?
Io il Senato l’avrei abolito del tutto. Renzi non può farlo perché siamo in un governo di coalizione che per funzionare ha bisogno che vengano accontentati gli uni e gli altri. Io sostengo l’Italicum: voglio che un partito vinca e governi, in caso lo si manda a casa. Così non si fanno leggi a metà e poi si dà la colpa alla coalizione. Voglio linee diritte, cose chiare: la Riforma è un primo passo in questa direzione. Preferisco che qualcosa accada rispetto all’immobilismo. Siamo troppo lenti nel legiferare e confusi nelle coalizioni. Non siamo tedeschi: in Germania c’è omogeneità culturale e antropologica, mentre noi siamo individualisti e per effetto di questo individualismo abbiamo bisogno di un governo monolitico, che non faccia leggi a metà e soprattutto non dia la colpa agli altri.

A proposito del Titolo V: molte materie passerebbero alla competenza esclusiva dello Stato ma su alcune la definizione dei ruoli non è nettissima. Penso alla sanità: le Regioni hanno in capo l’organizzazione dei servizi, uno dei punti dove maggiormente è tangibile, ad esempio, la diseguaglianza tra nord e sud nell’accesso ai servizi. Come valutiamo la riforma Boschi dal punto di vista dell’autonomia delle Regioni?
Il Titolo V è una sciocchezza che è stata fatta nel 2001 per accontentare l’esigenza di federalismo che allora circolava. È bene che lo Stato si riprenda la sua sovranità.

Il referendum abrogativo prevederà un quorum ridotto a fronte di un maggior numero di firme. Che ne pensa?
Mi pare buono l’abbassamento del quorum a fronte di 800mila firme sennò dovremmo fare un referendum ogni 15 giorni. Non siamo la Svizzera, siamo un Paese grande dove serve la democrazia rappresentativa, i problemi complessi non si possono risolvere con un sì o con un no. Prendiamo il tema delle centrali nucleari, ci chiedono “Vuoi o non vuoi”? Siccome non sono un fisico nucleare finisce che voto per suggestione, per fede se lo dice il Papa, per fiducia in base a quello che dice qualcuno che stimo. Ci sono problemi che vanno oltre la competenza diffusa e non si possono sottoporre a referendum.

Qualcuno, a proposito dello scenario prospettato da questa riforma, parla di “strapotere” del governo: penso al commissariamento degli enti locali e alla cosiddetta “clausola di supremazia” rispetto alle materie di competenza regionale. Potrebbe essere così?
Ma no, ma quale strapotere, in Italia il potere è talmente diffuso che si diffonde nell’ambito dell’illegalità. Molti sindaci sono commissariati dalla mafia, c’è evasione fiscale, corruzione per 60 miliardi… ma che Paese è questo? E noi stiamo ancora a discutere se c’è democrazia?

Soppressione del Cnel: cosa ne pensa? 
Penso che il Cnel non serve a niente e che quando ha preso decisioni non sono state adottate.

Riassumendo: quali sono i lati positivi della riforma Boschi? Quali invece le criticità e i rischi? Riusciamo a dare un voto?
Darei un 10 perché si fa, 7 entrando nel merito. Tutto è migliorabile, perché la storia si muove, il problema è non restare indietro.

Perché un elettore dovrebbe votare sì?
La politica è lenta, troppo piena di mediazioni e quando sbaglia dà la colpa all’alleato di governo con cui non si va d’accordo ma tocca averci a che fare sennò il governo cade. Serve qualcosa di stabile, occorre continuità, e quest’ultima viene solo da un poter decisionale forte e da istituzioni che lo consentono.

25 novembre 2016