Una casa di riposo per missionari anziani, a Montferrier-sur-Lez, dieci chilometri a nord di Montpellier. Questo il bersaglio dell’ultimo attacco, ancora una volta in Francia, contro una realtà religiosa, nella tarda serata di ieri, giovedì 24 novembre 2016. Un uomo, che poi si è dato alla fuga, si è asserragliato all’interno della struttura, chiamata “les Chênes verts”, e ha ucciso un’infermiera, con tre coltellate. Un’unità speciale della Gendarmerie Nationale è penetrata all’interno della struttura e intorno all’una ha messo in salvo tutti i residenti. Il killer è in fuga. Ignote le ragioni dell’assalto; per gli inquirenti francesi comunque «la pista terroristica non è privilegiata». Nella notte intanto è scattata una massiccia caccia all’uomo.

«Non si sa ancora la ragione dell’attacco – conferma l’arcivescovo di Montpellier Pierre-Marie Carré, di ritorno questa mattina presto dalla struttura assalita -. Non si sa perché questa donna è stata uccisa. Ci hanno detto che non è per forza per motivi religiosi». In ogni caso, assicura, «la vita continua. Vogliamo che si sappia che non ci sentiamo minacciati. È quello che abbiamo fatto anche dopo l’assassinio di padre Hamel: affrontare la situazione con atteggiamento solido, non perdere la fiducia negli altri, avere prudenza ma non cedere all’angoscia, andare avanti senza paura con i cuori nella pace».

Secondo i primi elementi d’indagine, l’uomo, mascherato e imbracciando un fucile e un coltello, è entrato nella casa di riposo, dove si trovano 60 religiosi molto anziani dei Missionari d’Africa, poco dopo le 21.30. Quindi avrebbe legato, imbavagliato e ucciso a coltellate un’infermiera. A dare l’allarme la custode della struttura, trovata imbavagliata dalle forze dell’ordine al loro arrivo. Ancora sul posto le forze di sicurezza, ha dichiarato il sindaco di Montferrier-sur-Lez Michel Fraysse. «Sotto choc», riferisce l’arcivescovo, i missionari ospiti della Casa. «Intanto perché conoscevano molto berne la persona che è stata uccisa. Era una donna che prestava servizio di cura nella struttura, una donna che vedevano tutti i giorni, che amavano tantissimo. Non si sentono comunque minacciati in quanto missionari. Ciò che li ha colpiti moltissimo – aggiunge – è stato soprattutto l’intervento delle forze armate che quando hanno saputo dell’attacco in corso sono entrate nella casa, sapendo che l’uomo era o poteva essere ancora lì. Hanno quindi buttato giù porte e fatto irruzione. È stato proprio questo quello che li ha colpiti».

Ignota ancora, al momento, anche la provenienza dell’assassino. «Il direttore della casa – dichiara ancora monsignor Carré – mi ha detto che nessuno parlava arabo e che non hanno avuto l’impressione di una minaccia jihadista. Stiamo attendendo che si trovi l’assassino. Solo allora si potranno capire molte cose». Intanto comunque il presule non parla mai di “paura”. «C’è inquietudine – conferma – per quello che abbiamo vissuto ma il nostro atteggiamento sarà sempre lo stesso: si può essere inquieti, dobbiamo essere prudenti ma non ci sentiamo minacciati in quanto cattolici. Anche i padri ospitati nella casa di riposo li ho trovati così: sotto choc ma in un atteggiamento di grande dignità». L’allarme terroristico in Francia resta comunque altissimo, dopo gli arresti dei giorni scorsi tra Strasburgo e Marsiglia che hanno sgominato una cellula pronta a entrare in azione, presumibilmente il 1° dicembre.

25 novembre 2016