Prima che Mosul sia completamente liberata dalle truppe irachene «ci vorranno ancora diversi giorni». L’analisi è di Mustafa Jabbar, coordinatore di Focsiv Kurdistan da Erbil. «Sarà molto dura – commenta – per la popolazione rimasta intrappolata nella zona centrale della città, i militari iracheni dovranno avanzare casa dopo casa, strada dopo strada, non sarà facile far cadere la resistenza Isis che qui è asserragliata». Alcuni, riferisce Jabbar, sono riusciti a scappare verso i due campidi accoglienza organizzati dall’Unhcr a sud-est di Mosul, dove al momento sono ospitate circa 10mila persone. «Molti rimangono in periferia nelle loro case che non hanno subito danni, l’unica preoccupazione per loro è trovare i viveri ed i generi di prima necessità».

Indubbiamente, osserva il coordinatore di Focsiv, «la situazione umanitaria è sicuramente complessa, così come la condizione sociale. Dobbiamo ricostruire non solo materialmente, ma soprattutto dobbiamo pensare che per 25 mesi queste persone hanno subito un condizionamento ideologico estremo applicato con il terrore». In particolare, riflette, «sono le nuove generazioni quelle a cui va posta l’attenzione»: per Jabbar è necessario ricostruire «la normalità», attraverso educazione e formazione, «grazie alle quali si possono recuperare le tradizioni e la nostra cultura millenaria di accoglienza e tolleranza».

Da due anni Focsiv è a fianco agli sfollati nei campi di Erbil, nel villaggio di Dibaga ed a Kirkuk. Ora con la campagna “Humanity. Essere umani con gli esseri umani” si fa portatrice del messaggio di pace per la Siria lanciato da Papa Francesco nel luglio  2016, in occasione della campagna di Caritas internationali “Syria: peace is possible” e si unisce agli sforzi già presenti nell’area mediorientale per promuovere attivamente la risoluzione del conflitto armato, per instaurare un dialogo inclusivo e basato sul rispetto della dignità umana e per sostenere i paesi e le persone colpite dal dramma della guerra. In particolare gli sfollati, i rifugiati, le minoranze e le comunità ospitanti dei Paesi limitrofi.

Focsiv in paricolare, insieme a 6 tra i suoi soci (Associazione Francesco Realmonte, Celim Milano, Engim Internazionale, Fondazione Internazionale Buon Pastore, Fmsi – Fondazione Marista per la Solidarietà Internazionale, Associazione Punto Missione), uniti in un consorzio, «supporta migliaia di persone in fuga dalla guerra in terra, siriana, irachena, libanese, giordana e turca», spiegano dalla federazione. Ancora, «si pone a fianco della gente intrappolata in alcune città siriane assediate; accoglie nei campi profughi del Kurdistan iracheno lontani dalle aree controllate dal Califfato e dall’Isis; si preoccupa e si occupa dell’educazione e della formazione professionale, dello sviluppo agricolo, del benessere sanitario e psicologico, della disabilità e delle necessità e bisogni di tanti uomini e donne del Medio Oriente travolti da questi tragici anni».

8 novembre 2016