Iraq, il vescovo di Kirkuk: «Preghiamo per i civili»

Monsignor Yousif Thomas Mirkis: «A Mosul e nell’intera Piana di Ninive non ci sono più cristiani». Il timore che i miliziani usino scudi umani

Monsignor Yousif Thomas Mirkis: «A Mosul e nell’intera Piana di Ninive non ci sono più cristiani». Il timore che i miliziani usino scudi umani

Nel primo giorno dell’offensiva più ampia dell’esercito iracheno per la riconquista di Mosul, l’arcivescovo caldeo di Kirkuk Yousif Thomas Mirkis, che da anni accoglie e aiuta famiglie e giovani in fuga dalla città, confida il suo timore per gli oltre un milione e mezzo di civili rimasti a Mosul: «So che le vittime saranno tante». Il timore è che i combattenti di Daesh «resisteranno il più possibile», facendosi scudo con donne e bambini. Per il presule, «quanto più dureranno le operazioni militari tanto più il numero delle vittime sarà elevato».

A 150 chilometri di distanza da Mosul, Kirkuk accoglie migliaia di sfollati dal giugno 2014, data dell’avanzata dello Stato islamico. Oggi «a Mosul e nell’intera Piana di Ninive non ci sono più cristiani – denuncia l’arcivescovo -. In 150 mila sono stati accolti qui a Kirkuk o a Suleimaniya». A renderlo possibile, le campagne di sensibilizzazione internazionali. «Con fondi raccolti soprattutto in Francia e in Germania – riferisce monsignor Thomas – abbiamo potuto dare una sistemazione dignitosa a 800 famiglie e consentire a 550 ragazzi di proseguire l’università». A loro in particolare va il pensiero dell’arcivescovo: «Li ospitiamo e sosteniamo perché non seguano i genitori in Kurdistan o all’estero – spiega -. L’Iraq deve rinascere anche con il contributo dei cristiani».

18 ottobre 2016