Lavoro: i giovani romani sfiduciati e confusi

Emerge da una ricerca condotta da Acli di Roma e provincia e Cisl. Il 26,3% è angosciato ma il 27,5% ha fiducia nelle proprie capacità

Emerge da una ricerca condotta da Acli di Roma e provincia e Cisl. Il 26,3% è angosciato ma il 27,5% ha fiducia nelle proprie capacità 

Sfiduciati dal mondo del lavoro ma fiduciosi nelle proprie capacità; pronti a rinunciare ai propri diritti pur di avere un impiego. È la fotografia di mille giovani romani tra i 16 e i 29 anni cresciuti negli anni della crisi economica e lavorativa. Il 65% ha un livello alto di remissività lavorativa, cioè è disposto a dire addio ai giorni di malattia (28,2%), alle ferie (26,6%), alla maternità l’11,1%. Il 30,3% non avrebbe difficoltà ad accettare un impiego che non corrisponda al proprio corso di studi.

Questo perché per i nati negli
anni ’90, e ancora di più per i nati dopo il 2000, la precarietà lavorativa è un’esperienza concreta. È quanto emerge dalla ricerca “Avere 20 anni, pensare al futuro” condotta da Acli di Roma e provincia e Cisl di Roma Capitale e Rieti in collaborazione con l’Iref, presentata oggi, lunedì 3 ottobre, nell’aula magna del Rettorato de La Sapienza durante il convegno “Lavoro per i giovani: priorità delle famiglie, futuro per il Paese”. L’iniziativa è stata realizzata, in un anno di lavoro del progetto “Job to Go”, con il Centro per la Pastorale Familiare del Vicariato di Roma nell’ambito della “Settimana della Famiglia” del Forum delle Associazioni Familiari del Lazio. Fa anche parte della II edizione della “Ottobrata Solidale” promossa dal Sistema Acli Roma.

Al futuro i ragazzi associano la confusione (36%), la precarietà (26,6%) e l’angoscia (26,3%) ma il 61,3% lascia posto anche alla speranza. La scuola non fornisce strumenti per inserirsi nel mondo del lavoro per il 46,3% degli intervistati, per questo il 36,9% ritiene difficile trovare un lavoro senza un titolo universitario. Nonostante la sfiducia nei confronti del mondo del lavoro, i giovani romani hanno fiducia nei propri mezzi. Il 27,5% ritiene che l’affidabilità sia la propria carta vincente, per il 23% è la capacità di apprendere, per il 19,1% è la creatività. Per quanto riguarda i propri punti di forza, il 45,8% sostiene sia il risolvere problemi, l’organizzare situazioni per il 42,6%, l’essere motivato per il 38,6% e il saper lavorare in modo autonomo per il 34,3%. Per il 77,6% un lavoro stabile è fondamentale per mettere su famiglia.

«Questi dati pesano come macigni e rappresentano un campanello d’allarme importante – dichiara Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma –. Il nostro compito è quello di contribuire a cambiare questa prospettiva, attraverso fatti concreti e processi condivisi che vedano i giovani coinvolti in prima persona». Paolo Terrinoni, segretario generale della Cisl di Roma Capitale e Rieti ha incentrato la sua attenzione sulla condizione di estrema fragilità di molte famiglie e di tanti giovani.

«Questa ricerca – ha detto – è la conferma del diffuso senso di precarietà che pervade le generazioni “under 30”. Per offrire loro un segnale concreto della nostra attenzione, stiamo avviando una fase di progettazione e sperimentazione di una Carta Servizi Cisl per offrire loro ascolto, assistenza e consulenza». «Il lavoro è profondamente cambiato negli anni – afferma monsignor Andrea Manto, responsabile del Centro per la Pastorale Familiare Vicariato di Roma – Rappresenta una grande preoccupazione per le famiglie che andrebbero sostenute e aiutate con una nuova cultura del lavoro».

Per il ministro per gli Affari regionali è necessario «avviare una politica organica con misure coordinate tra di loro» mentre il Campidoglio, come ha evidenziato il vice sindaco di Roma Capitale, Daniele Frongia, «sta svolgendo delle indagini per capire in che settori intervenire». «Viviamo il paradosso di essere un Paese a nascita zero e da più tempo ma dove i giovani desidererebbe creare una famiglia – ha detto Gianluigi De Palo, presidente del Forum Associazioni Familiari – Fare un figlio oggi significa diventare poveri».

 

3 ottobre 2016