Msf: sulle migrazioni dall’Onu un documento troppo vago

L’associazione commenta la Dichiarazione adottata nel summit delle Nazioni Unite a New York. Nell’ultimo anno 5.749 persone morte alle frontiere

L’associazione commenta la Dichiarazione adottata nel summit delle Nazioni Unite a New York. Nell’ultimo anno 5.749 persone morte alle frontiere nel mondo

Si sono riuniti ieri, lunedì 19 settembre, i leader mondiali, per adottare la cosiddetta “Dichiarazione di New York” sulle migrazioni. Nel vertice Onu al Palazzo di Vetro hanno siglato un testo contenente forti impegni nei confronti dei rifugiati e dei migranti e indicazioni riguardo alle modalità con le quali gestire la crisi. In particolare, i punti fondamentali della Dichiarazione vertono sulla necessità di fornire supporto ai migranti, assicurare loro l’accesso all’istruzione, prevenire la violenza e la discriminazione di genere, ma anche aiutare i Paesi che si fanno carico degli arrivi tramite strumenti politici e finanziari e mettere fine alla pratica del traffico di esseri umani. Ancora, nel corso dell’evento è stata ratificata l’entrata nella “famiglia” delle Nazioni Unite dell’Organizzazione internazionale per i migranti (Iom), guidata dall’americano William Lacy Swing.

«Nonostante alcuni spunti incoraggianti, la bozza della Dichiarazione di New York è troppo vaga, non ha l’urgenza necessaria a migliorare davvero le vite di rifugiati e migranti ed è lontana da ogni reale volontà di affrontare questa gravissima crisi globale». È il commento di Loris De Filippi, presidente di Medici senza frontiere Italia. Proprio in concomitanza con il vertice Onu, Msf ha diffuso il report “Reality Check. Come stanno le cose“: la fotografia di una situazione che ha visto solo nell’ultimo anno 5.749 persone morire alle frontiere di tutto il mondo. «La realtà testimoniata dalle nostre équipe – prosegue De Filippi – è che quegli stessi Paesi che parteciperanno al Summit sono già oggi responsabili della violazione dei principi espressi nel documento conclusivo». Parole «retoriche» o «semplici discorsi di circostanza» non bastano. «Occorrono misure concrete e visionarie, impegni audaci e forse impopolari, volontà concreta di cambiamento – le parole di De Filippi -. Occorre che dicano in modo chiaro se davvero intendono fare ciò che serve, oppure se sono pronti ad accettare fino in fondo il prezzo del loro fallimento e del loro cinismo: più sofferenza, più dolore, più ingiustizia».

Nel report di Msf vengono ricordati i75mila profughi siriani bloccati al confine giordano con la Siria, a pochi chilometri da una zona di guerra; i 350mila rifugiati somali che rischiano di essere rimandati da Dadaab, in Kenya, verso un Paese dove sarebbero in pericolo; le decine di migliaia di persone che in Libia «patiscono l’inferno in attesa della loro occasione per attraversare il Mediterraneo che, solo quest’anno, ha ucciso 3.200 uomini, donne e bambini». E la situazione non migliora spaziano in altri angoli del mondo: i richiedenti asilo dell’America centrale fuggiti in Messico, ricordano gli operatori di Medici senza frontiere, vengono trattati in modo atroce nell’ambito del “Programa Frontera Sur” finanziato dagli Stati Uniti; i Rohingya vengono privati dei loro diritti e sfruttati in tutto il Sud-Est asiatico; 2,6 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case dalla violenza scaturita da Boko Haram nella zona del Lago Ciad. Tutto questo «mentre i leader si riuniranno per proclamare le loro promesse».

20 settembre 2016