Mostra del cinema: Premio Bresson a Konchalovsky
Il prefetto della Segreteria per la comunicazione, monsignor Viganò: «un invito a prendere sul serio il passato per comprendere l’oggi»
Il prefetto della Segreteria per la comunicazione, monsignor Viganò: «un invito a prendere sul serio il passato per comprendere l’oggi»
«Končalovsky ha sempre difeso i valori tradizionali, dando ragione al nostro Umberto Eco, che invitava a sanare il “degrado della memoria umana”. Anche il suo ultimo film, Rai – Paradiso, che abbiamo visto in questi giorni qui, a Venezia, sembra andare in questa direzione». Lo ha affermato monsignor Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede, nel suo intervento alla Mostra del Cinema di Venezia, consegnando il Premio Bresson al regista russo.
Per Viganò l’ultimo film di Končalovsky è «un’opera che diventa un monito. Si tratta di un lungometraggio sui destini incrociati di tre personaggi nel tempo triste di una guerra senza precedenti: Olga, un’aristocratica russa emigrata e ora parte della Resistenza francese; Jules, un collaborazionista francese; Helmut, un ufficiale di alto rango delle SS. Vi si narrano storie di vita quotidiana durante la Seconda guerra mondiale per ricordare “che questo è successo”. Il significato del film è perfettamente espresso dalla citazione del filosofo tedesco Karl Jaspers: “Quello che è successo è un avvertimento. Deve essere continuamente ricordato. Come è stato possibile che accadesse una volta, così rimane la possibilità che succeda ancora, in qualunque momento. Solo la conoscenza di ciò che fu può evitare che riaccada’. Mentre fa da sfondo tragico dei campi di concentramento, il motto ogni vita ha un suo significato”».
Più avanti: «Credo di non sbagliare iscrivendo il maestro Končalovsky in questo nobile elenco di sognatori, che ci aiutano a non enfatizzare atteggiamenti nostalgici verso i bei tempi che furono, accompagnandoli solitamente a un giudizio negativo e senz’appello sul presente. In questo orizzonte aperto sul futuro, egli facilita anche la ricerca dei modi per evitare espressioni di chiusura e di autoreferenzialità, spesso manifestate quando ci si sente assediati da un mondo ostile, dal quale difendersi».
Lo sguardo al passato «degli uomini e delle nazioni è invece fecondo quando diventa occasione di memoria: non solo quanto è accaduto appartiene al mio presente, ma esso può riaccadere e orientare il cammino dell’oggi». Viganò ha concluso: «In questa linea Papa Francesco ci invita a guardare al passato, per suscitare la certezza che prendere sul serio il sogno è un atteggiamento realista e positivo».
9 settembre 2016