Polizia e Miur in campo contro il cyberbullismo

Il bilancio della campagna educativa avviata 3 anni fa contro i rischi della rete. Più di 8.500 gli istituti scolastici raggiunti. Carta vincente: la prevenzione

Il bilancio della campagna educativa avviata 3 anni fa contro i rischi della rete. Più di 8.500 gli istituti scolastici raggiunti. Carta vincente: la prevenzione

Penne rotte, zaini lanciati per strada, spintoni, furti, insulti, fotografie volgarmente modificate e pubblicate su profili falsi dei sociale network. Questo è quanto ha subito per sette anni Flavia, studentessa romana del quartiere Dragoncello, che compirà 18 anni tra un mese. Dalla 2° elementare al 1° superiore ha patito ogni genere di atti di bullismo e cyberbullismo da parte di due compagni di classe affrontando tutto da sola prima di trovare il coraggio di parlarne in famiglia. Andrea Spezzacatena, invece, schernito da tutti come «il ragazzo dai pantaloni rosa» non ha retto e il 20 novembre 2012, a soli 15 anni, si è tolto la vita.

Le loro storie sono state raccontate questa mattina, venerdì 15 luglio, durante l’incontro “3 anni insieme ai nativi digitali…e non solo” svoltosi alla scuola superiore della Polizia A. De Gasperi per fare il bilancio della campagna educativa avviata 3 anni fa dalla polizia in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, università e ricerca per sensibilizzare e prevenire i rischi e i pericoli della rete. Incontro che è iniziato con un minuto di silenzio per le vittime dell’incidente ferroviario in Puglia e per l’attentato terroristico a Nizza.

Nel corso dei tre anni gli agenti della polizia postale e delle comunicazioni hanno incontrato oltre un milione gli studenti nelle piazze e nelle scuole, 106.125 genitori e 59.451 insegnanti in 8.548 istituti scolastici dislocati in 150 città. La pagina Facebook registra 12 milioni di utenti mensili e 78mila like. Il progetto ora guarda già alla quarta edizione che partirà proprio da Roma con il nuovo anno scolastico e che vedrà la polizia anche fuori dai confini nazionali come già avvenuto lo scorso anno con una tappa a Mentone, in Francia.

«Questo progetto deve andare avanti raccontando ai ragazzi quello che può capitare se non si ha il coraggio di denunciare il bullismo – ha detto Teresa Manes, mamma di Andrea -. La denuncia diventa l’unico strumento di libertà ed è importante smuovere le coscienze e arrivare al cuore dei ragazzi». Il progetto, infatti, è rivolto agli studenti dagli 8 ai 19 anni. Coetanei di Flavia che, tre anni fa, proprio grazie al progetto ha deciso di raccontare quello che le stava accadendo e oggi è tornata a sorridere. «Non volevo andare più a scuola, avevo l’incubo di rimanere da sola, solo un’insegnate mi ha creduto e ha parlato con i miei genitori e con le famiglie di chi mi ha tormentato per anni. Ora ho il mio gruppo di amici, frequento gli scout, ho tanti interessi e alle vittime dei bulli consiglio di denunciare perché solo parlando ci si può salvare».

Per la polizia «la sicurezza online in tutte le sue espressioni è una priorità soprattutto quando le vittime, anche potenziali, sono minori» ha sottolineato Massimo Macera, direttore dell’Ufficio studi, corsi e addestramento della scuola superiore di polizia. Gli ha fatto eco il vice capo della polizia Luigi Savina, secondo il quale «sicurezza non significa solo reprimere il reato ma lavorare affinché si eviti che il reato venga commesso».

Il truck della polizia ha percorso oltre 30mila chilometri in tre anni per far emergere situazioni di disagio tra adolescenti. «Grazie a questa campagna – ha dichiarato Roberto Di Legami, direttore del servizio di polizia postale – tante giovani vittime di cyberbullismo hanno trovato il coraggio di denunciare quanto stava accadendo nelle loro vite». Per Giuseppe Pierro del Miur la carta vincente è la prevenzione: «Bisogna far comprendere che internet è una risorsa per il futuro di tutti ma è necessario conoscerlo, saperlo usare e comprendere i rischi in cui si può incorrere».

Della sfida che attende la polizia postale il prossimo anno ha parlato Emanuela Napoli, vice questore aggiunto alla polizia di Stato: «Vogliamo andare oltre e raggiungere gli studenti europei con il nostro messaggio perché internet e i suoi rischi non hanno frontiere». Il presentatore tv Tiberio Timperi, che ha moderato l’incontro, ha evidenziato «che l’ascolto deve partire in primo luogo dalle famiglie e sono tante quelle che oggi dovrebbero farsi un serio esame di coscienza».

15 luglio 2016