Povertà e migranti, «è tempo di cambiare marcia»

L’appello a Ue, Italia e Gracia contenuto nel documento finale del Seminario di Caritas italiana, Focsiv e Missio organizzato ad Atene

L’appello a Ue, Italia e Grecia contenuto nel documento finale del Seminario di Caritas italiana, Focsiv e Missio organizzato ad Atene. Presenti oltre 150 delegati

È stato il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente di Caritas Italiana, a leggere il documento finale del seminario organizzato ad Atene da Caritas italiana, Missio e Focsiv, dal 7 al 9 luglio, su “Grecia, paradosso europeo tra crisi e profughi“. Una tre giorni che ha visto la partecipazione di oltre 150 delegati da diocesi e associazioni italiane e greche, rappresentanti delle campagne “Il diritto a rimanere nella propria terra” e “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro”. E che si è conclusa con una appello alle istituzioni italiane, greche ed europee per «un cambiamento di marcia, rapidamente, in Grecia e in Europa, nella lotta alla povertà e nella gestione del fenomeno migratorio».

«È il tempo di andare oltre i paradossi europei, è il nostro impegno e desiderio», si legge nel documento finale, che contiene anche diverse richieste a Stati e istituzioni europee. Tra queste, «adottare politiche che promuovano sviluppo e integrazione, rimettendo al centro i valori della solidarietà e della sussidiarietà». L’idea di fondo è che «occorre una nuova strategia che aiuti la Grecia e le altre economie europee in difficoltà a uscire dalla morsa del debito e delle politiche di austerità che continuano ad avere costi sociali altissimi». Ancora, si chiede di «ripartire dai giovani, che sono tra coloro che stanno maggiormente subendo le conseguenze della crisi, offrendo loro opportunità»; di «mettere in discussione il modello di sviluppo che genera disuguaglianze, insicurezza umana, precarietà e scarti, e quindi migrazioni». Su quest’ultimo punto, poi, si chiede che «si cambi la politica dei muri, delle barriere, della militarizzazione dei confini, nonché della loro esternalizzazione tramite accordi con Paesi extra Ue che non tengano conto della tutela dei diritti umani».

Non mancano, nel documento, anche proposte concrete per «uscire dalla logica dell’emergenza» nella gestione dei flussi migratori. Cominciando dal «sostenere la creazione di un programma di re-insediamento globale guidato dalle Nazioni Unite», per continuare con l’invito a «sostenere e ampliare l’esperienza dei corridoi umanitari favorendo l’uso di canali legali per l’arrivo dei richiedenti asilo e istituire zone di protezione umanitaria nelle aree di crisi». Si propone anche di «investire con risorse adeguate in politiche di cooperazione internazionale allo sviluppo, favorendone la coerenza con le altre politiche nazionali ed europee; investire con decisione in vere e incisive politiche di pace, scegliendo la non violenza come mezzo di risoluzione dei conflitti, promuovendo i corpi civili di pace, intervenendo sulla produzione di armi e impedirne il commercio con Paesi in guerra o che violano palesemente i diritti umani».

11 luglio 2016