«Ripartire dalla biopolitica» in difesa della famiglia

Il convegno “Biopolitiks” al Regina Apostolorum, Massimo Gandolfini: «Oggi lo Stato delegittima punti fermi della società»

Il convegno “Biopolitiks” al Regina Apostolorum, Massimo Gandolfini: «Oggi delegittimazione di punti fermi da parte dello Stato»

Educare i politici in campo antropologico e formare i giovani che saranno la dirigenza politica del domani. Questo lo scopo del convegno “Biopolitiks: l’importanza della formazione bioetica nell’arena politica” che si è svolto ieri sera, giovedì 9 giugno, nell’aula magna dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Rivolto principalmente ai giovani, agli studenti e ai neolaureati che si affacciano alla vita pubblica, l’incontro è stato l’occasione per porre l’accento sulla connessione esistente oggi tra questioni di bioetica, e quindi di vita e di famiglia, e la politica.

«Oggi manca un ponte di congiunzione tra l’individuo e lo Stato – ha affermato padre Gonzalo Miranda, fondatore della facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio, moderatore del convegno –. Viviamo in una società molto individualista, ognuno sembra dover provvedere a se stesso ma poi chiede allo Stato di intervenire per realizzare diritti a volte contrari a quelli di altre persone. Si deve quindi rendere sempre più attiva e partecipe la società civile nelle questioni della famiglia affinchè non lasci tutto allo Stato».

Per Massimo Gandolfini, presidente del Comitato Difendiamo i nostri figli, è giusto che la politica e il legislatore intervengano per regolare i comportamenti ma «senza calpestare i diritti fondamentali dell’uomo e condivisi dall’umanità per correre dietro ai desideri del singolo e trasformarli in diritto. Oggi sembra che la politica sia diventata un percorso di tipo procedurale. Si prende atto che ci sono una serie di bisogni nella società e la biopolitica rende possibile proceduralmente la presenza di opposti etici addirittura incompatibili tra loro. Uno Stato che vuole essere e mantenersi civile deve darsi delle linee guida mentre oggi assistiamo alla delegittimazione di una serie di punti fermi».

Del dialogo aperto con il ministero
dell’Istruzione su «critici percorsi educativi» ha parlato Giusy d’Amico, presidente dell’associazione “Non si tocca la famiglia” e rappresentante della commissione scuola del comitato “Difendiamo i nostri Figli”. «Vengono proposti nelle scuole dei progetti sotto la veste di lotta alla discriminazione mentre vengono lanciati altri messaggi. Attendiamo quindi il pronunciamento del ministero su determinate linee educative che riteniamo critiche: vogliamo il consenso informato della famiglia che spesso non è a conoscenza di ciò che viene proposto tra i banchi. Quindi la scuola deve chiedere l’autorizzazione alla famiglia per far partecipare i bambini ad un determinato percorso e lì dove non ottiene il consenso deve proporre un’attività alternativa».

«Non ci sono più dei diritti tangibili
e intoccabili – ha dichiarato Simone Pillon del Comitato difendiamo i nostri figli -. Niente più è al sicuro perché la maggioranza parlamentare del momento può decidere qualunque cosa, per esempio, che un bambino possa nascere senza la mamma o il papà, quando inizia e finisce la vita umana, che due maschi possono contrarre matrimonio. Questa deriva che affonda le sue radici nella perdita di ogni riferimento naturale è quella che ci vede costretti a ripartire dalla biopolitica».

Per Maria Rachele Ruiu, responsabile dei circoli territoriali di Generazione Famiglia, si deve «lavorare sulla comunicazione. Ci sono alcuni politici che hanno portato avanti le nostre battaglie ma vedendo dei dibattiti in tv mi sono resa conto che serve uno svecchiamento dal punto di vista comunicativo. È inoltre importante riavvicinare i cittadini alla politica». Durante il convegno è stato anche presentato il corso estivo in bioetica che si svolgerà dal 4 all’8 luglio e dall’11 al 15 luglio.

 

10 giugno 2016