Il naufragio raccontato dai sopravvissuti: almeno 400 dispersi

Sbarcati a Pozzallo, hanno riferito agli operatori la sorte del peschereccio partito dalla Libia: senza motore, ha imbarcato acqua ed è affondato

Sbarcati a Pozzallo, hanno riferito agli operatori di Save the Children la sorte del peschereccio partito dalla Libia: senza motore, ha imbarcato acqua ed è affondato

Sono sbarcati domenica 29 maggio a Pozzallo e hanno svelato l’ennesima tragedia: le persone sbarcate hanno raccontato agli operatori di Save the Children, intervenuti a soccorrerli insieme alla Guardia costiera, il naufragio che, nella notte di giovedì 26, è costato la vita ad almeno 400 persone. Secondo quanto riferito, due pescherecci e un gommone erano partiti mercoledì notte dalla Libia: il primo peschereccio, con circa 500 persone a bordo, ne trainava un secondo, senza motore. La mattina di giovedì quest’ultimo ha iniziato a imbarcare acqua: molti si sono tuffati in mare, cercando di aggrapparsi alla corda. Lo scafista avrebbe a quel punto ordinato di tagliare la fune, condannando così a morte centinaia di persone.

Intanto sabato 28 sera la Guardia costiera comunicava di aver tratto in salvo, solo nella giornata di sabato, 668 migranti nel Canale di Sicilia. Sempre sabato, intervenendo al vertice dei Paesi balcanici a Sarajevo, il presidente Mattarella ha commentato così le drammatiche giornate di sbarchi e naufragi: «Siamo entrati in una stagione che vede irreversibilmente tutti i problemi in una dimensione così ampia, globale, che nessun Paese da solo può affrontarli». In particolare, le migrazioni sono fenomeni «internazionali e richiedono collaborazione e crescente integrazione». E Papa Francesco, che ha accolto in Vaticano circa cinquecento bambini di diverse culture, giunti dalla Calabria per il “Treno dei bambini”, ha così replicato a un bimbo che parlava dei blocchi alle frontiere: «Una persona che non lascia passare non ha cuore umano, ma un cuore animale, diciamo, come una bestia, che non capisce».

30 maggio 2016