Il ministro Costa: «Sì a misure di sostegno per le famiglie»

L’intervento nel corso di un incontro organizzato dal Forum Famiglie: «Il dibattito monopolizzato dalle Unioni civili, voltiamo pagina»

L’intervento nel corso di un incontro organizzato dal Forum Famiglie: «Il dibattito monopolizzato dalle Unioni civili, voltiamo pagina»

«Non può rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta. I richiami al matrimonio e al tema delle adozioni sono stati espulsi, mi aspetto che le future interpretazioni ne prendano atto. C’è stato un patto di governo sancito dal voto di fiducia: forse una forzatura, ma anche un sigillo». Queste le parole del ministro per gli Affari Regionali con delega alla Famiglia, Enrico Costa, a proposito della legge sulle unioni civili, nell’apertura dell’incontro organizzato dal Forum della associazioni familiari in occasione della Giornata Internazionale della famiglia, dal titolo: “Famiglia, la vera impresa in Italia”.

«Mediaticamente vogliamo voltare pagina. Il dibattito fino ad ora è stato monopolizzato dal tema delle unioni civili, importante, ma che numericamente interessa solo poche migliaia di coppie, mentre le famiglie che chiedono attenzione sono milioni: c’è una sproporzione forte». Questo perché «va riconosciuto il ruolo sociale, economico ed educativo della famiglia, che è impresa e sostituisce lo Stato nelle sue debolezze» ha proseguito il ministro.

«Oggi il vero grande problema è quello della denatalità». Costa ha indicato come i dati «evidenziano che il tasso di fecondità delle donne italiane è in netto calo. Ci avviamo verso una società di figli unici, l’età media si alza e i matrimoni diminuiscono. Occorre perciò un “tagliando” sulle politiche familiari: dobbiamo dare riconoscimento formale a un testo unico sulla famiglia, dove sono fondamentali le misure di sostegno. Si deve uscire da una logica assistenziale iniziando ad investire risorse nelle famiglie per generare ricchezza, semplificando e unendo le misure responsabili delle attuali frammentazioni, che determinano scarsa trasparenza e controllo sociale».

Stessa considerazione è arrivata anche dal presidente del Forum Gigi De Palo: «La legge sulle unioni civili non ci piace, ma chiediamo di voltare pagina per costruire e ragionare. Le famiglie non vogliono elemosina ma equità, soprattutto fiscale, e devono essere considerata per quello che sono: soggetti propulsori».

Il tema della famiglia è stato sviluppato durante l’incontro da Alessandro Rosina, demografo, che ha notato che «c’è un salto culturale da fare nell’idea che la spesa pubblica per la famiglia non è un peso ma un investimento. E non è soltanto un ragionamento da statistiche e sociologia: c’è il tema antropologico di un Paese che ha bisogno di orientarsi verso il futuro». A fare il punto è stata poi l’analista dell’Ocse Anna D’Addio: «Quello che manca in Italia è un insieme coerente di politiche per la famiglia. Non è un sussidio una tantum che aumenta la natalità, ma un contesto politico istituzionale che si fonda nella cultura del Paese. Molti sostengono che attuare politiche sulla famiglia non è facile perché sono scelte individuali, ma in alcuni Paesi queste sono al centro e i risultati si vedono».

Tre sono per l’economista i tipi principali di supporto che andrebbero riconosciuti: «congedi, di maternità o di paternità; sostenimento del reddito familiare, con sussidi, esenzioni fiscali o crediti d’imposta; servizi alle famiglie con figli, come custodia, assistenza o riduzioni di imposta». Questo anche perché, come sottolinea Carlo Federico Perali, docente di politica economica, «serve uno Stato family friendly che tenga conto della varie capacità contributive. Lo Stato fa poco in Italia per la famiglia, mentre questa, come produttore, consumatore e tax payer fa molto di più. Come diversi premi Nobel inoltre sostengono, la valutazione della produzione familiare andrebbe inserita nel PIL, e bisogna riconoscere alla famiglie, alle madri e anche ai volontari un contributo sociale, un vero e proprio “reddito di partecipazione”. Perché ogni euro che viene dato alla famiglia ha un effetto moltiplicatore, di empowerment».

Netta perciò la conclusione del ministro Costa: «Abbiamo fissato le radici per innestare una vera proposta. Equità significa che la famiglia deve essere trattata dallo Stato in rapporto al peso dei sacrifici e al risultato prodotto dalla sua azione in termini sociali e di diminuzione dei costi per lo Stato stesso».

È stata infine lanciata con l’hashtag #iostoconibiberon la campagna a favore dell’allattamento materno al seno, invitando i candidati delle elezioni amministrative alla realizzazione di tre impegni per la famiglia, e chiedendo a tutti i romani di aderire alla mobilitazione a partire da domenica 15 maggio pubblicando nelle proprie pagine facebok e twitter video o foto che abbiano al centro l’elemento del biberon, simbolo dell’iniziativa e del ruolo sociale della famiglia. (Francesco Gnagni)

 

16 maggio 2016