Acs, vescovo del Camerun: «Grazie per aver raccontato il martirio cristiano»

Le parole di monsignor Bruno Ateba: «Il mondo non conosce la nostra sofferenza e ci sentiamo dimenticati. Vi chiedo di pregare per noi»

Le parole di monsignor Bruno Ateba: «Il mondo non conosce la nostra sofferenza e ci sentiamo dimenticati. Vi chiedo di pregare per noi»

«Grazie per aver portato agli occhi del mondo il martirio cristiano in tutte le sue declinazioni, anche le meno note come la nostra». Monsignor Bruno Ateba, vescovo di Maroua-Mokolo in Camerun, commenta così l’iniziativa organizzata il 29 aprile scorso da Aiuto alla Chiesa che soffre a Fontana di Trevi, quando, illuminando di rosso il monumento, ha ha richiamato l’attenzione pubblica e mediatica internazionali sul dramma dei cristiani perseguitati, spesso poco conosciuto in Occidente. «Quando si verificano tragici attentati come quelli di Parigi o Bruxelles, tutto il mondo ne parla – aggiunge il presule -. Qui attacchi simili accadono ogni giorno, ma nessuno lo sa».

Da qualche anno la diocesi di monsignor Ateba, vicina al confine con la Nigeria, un tempo ambita meta turistica, è divenuta teatro delle violenza della setta islamista Boko Haram. «I jihadisti – riferisce il vescovo – hanno distrutto e incendiato interi villaggi. Poi da quando l’esercito camerunense ha iniziato a fronteggiarli, gli attacchi kamikaze sono all’ordine del giorno». Uno degli ultimi attentati ha colpito una chiesa di Nguetchewe, dove a gennaio dei kamikaze si sono fatti esplodere durante la Messa, uccidendo una trentina di fedeli. Nella stessa parrocchia, nel novembre 2013, Boko Haram aveva rapito un sacerdote francese, padre Georges Vandenbeusch. Monsignor Ateba sottolinea anche come a causa della mancanza di chiese, molte celebrazioni avvengano all’aperto, con inevitabili conseguenze sul livello di sicurezza.

Migliaia gli sfollati cristiani che hanno abbandonato le case per paura delle violenze; oltre 55mila nella sola diocesi di Maroua-Mokolo. È anche per loro che Aiuto alla Chiesa che soffre ha illuminato Fontana di Trevi, per «far sì che il loro dramma abbia finalmente il giusto posto nel dibattito pubblico e mediatico». Il mondo infatti, rimarca il vescovo, «non conosce la nostra sofferenza e ci sentiamo dimenticati. Per noi l’attenzione dei nostri  fratelli nella fede occidentali è essenziale, così come le loro preghiere. Vi chiedo quindi di pregare per noi, affinché, grazie alla misericordia di Dio, torni finalmente la pace».

5 maggio 2016