Voci e testimonianze dalle Tende della misericordia

Durante la tre giorni del Giubileo dei Ragazzi, volontari Caritas di Roma e di Sant’Egidio hanno raccontato il loro impegno

Durante la tre giorni del Giubileo dei Ragazzi, volontari Caritas di Roma e di Sant’Egidio hanno raccontato il loro impegno. Don Gori: «Giovani protagonisti del bene»  

Uno spazio speciale dove toccare con mano il significato delle sette opere di misericordia spirituale e corporale. Sono le Tende della Misericordia, presenti in sette piazze nel cuore della Capitale dal 23 al 25 aprile, con volontari Caritas e Sant’Egidio impegnati a raccontare le opere di carità. «I giovani hanno una ricchezza straordinaria, sono una ricchezza straordinaria. Queste tende della Misericordia sono state un’occasione di incontro con donne e uomini che ogni giorno vivono la loro vita a servizio degli altri». Lo ha detto don Giorgio Gori, coordinatore dell’iniziativa Tende della Misericordia per la Caritas diocesana di Roma.

«Un modo – ha aggiunto – per accendere nei giovani lo sguardo nella realtà quotidiana e far capire loro che la vita è molto più bella di quanto si possa immaginare anche attraverso le opere di misericordia, e loro ne possono essere protagonisti ogni giorno nel bene». A piazza Santa Maria in Trastevere, la Comunità di Sant’Egidio ha allestito una tenda, per raccontare ai giovani pellegrini cosa vuol dire ogni giorno accogliere e consolare gli afflitti. «Siamo contenti di spiegare come la Comunità di Sant’Egidio vive nel quotidiano la misericordia nell’accoglienza. Si può costruire un mondo migliore già partendo dalla propria scuola, dal proprio quartiere con chi è più debole o chi sta in difficoltà. In questa tenda raccontiamo ai giovani che vengono dalle varie parti d’Italia quello che noi facciamo, come organizziamo i corridoi umanitari e come assistiamo i profughi qui in Italia», lo ha detto Pietro, volontario dei “Giovani per la Pace” della Comunità di Sant’Egidio presente alla Tenda della Misericordia.

«Venire qui e aiutare i giovani a riflettere su una frase del Vangelo “accogliere lo straniero”, significa sensibilizzare i ragazzi all’accoglienza e a vedere nel diverso, nel lontano, Cristo che bussa alla tua porta». Così don Domenico che ha accompagnato i ragazzi della sua parrocchia della Diocesi di Bari a Roma per il Giubileo. Prima di varcare la Porta Santa, li ha portati a visitare alcune delle sette Tende della Misericordia, collocate nei punti tra i più belli della Capitale e dedicate, ognuna, a due opere specifiche.

Un gruppo dopo l’altro si è così alternato in visita a questi grossi gonfiabili bianchi riconoscibili dall’ormai noto simbolo del Giubileo della Misericordia. Uno di questi si trovava poco distante da San Pietro, sul piazzale di una delle tre chiese giubilari, quella di San Salvatore in Lauro, per ricordare altre due opere della misericordia: perdonare le offese e visitare gli infermi. «L’idea di essere qui per noi che proveniamo da piccole parrocchie è un’esperienza di Chiesa molto grande. È consolando che si è consolati. E qui a Roma abbiamo scelto con i ragazzi di fargli visitare questa tenda per ricordare che innanzitutto siamo fortunati per il dono della salute e poi l’esperienza dell’assistenza al malato ci apre all’incontro con Cristo sofferente che ha sempre scelto i piccoli, gli ultimi e le persone più ferite», così don Massimo, sacerdote di una parrocchia di Forlì cha ha accompagnato i suoi ragazzi in pellegrinaggio a Roma per attraversare la Porta Santa.

“Seppellire un defunto fa sì che il ricordo di quella persona continui a vivere”, “Ho cercato di spiegare ai miei figli che la morte fa parte della vita”, “Mi rende serena sapere che mio padre è in cielo con Gesù”. Questi sono solo alcuni dei messaggi lasciati nei post-it attaccati su un apposito tableau bianco allestito nella tenda di Castel Sant’Angelo a poche centinaia di metri da San Pietro, dedicata all’opera di misericordia “Seppellire i morti”. «È una delle opere più difficili da far comprendere ai ragazzi, ma prima una giovane vita si rende conto che non sarà per sempre giovane, più è capace di vivere bene la gioventù» così un parroco trentenne della Toscana in fila insieme ai suoi ragazzi per l’ingresso in tenda. «Viviamo – ha aggiunto – un momento particolare con l’arrivo dei migranti nelle nostre coste, i giovani devono ricordarsi che spesso alcuni muoiono in mare».

 

 

26 aprile 2016