Terra Santa, ripartiti i lavori del Muro di Cremisan

La costruzione è entrata nella fase operativa. La condanna del Patriarcato Latino di Gerusalemme: «Violenta offesa contro il processo di pace»

La costruzione è entrata nella fase operativa. La condanna del Patriarcato Latino di Gerusalemme: «Violenta offesa contro il processo di pace»

Con il mese di aprile è entrata nella fase operativa la costruzione del muro di separazione tra Israele e i territori palestinesi nella Valle di Cremisan, vicino a Betlemme. Nell’area, che accoglie la parrocchia di Beit Jala, i terreni di 58 famiglie cristiane e anche un monastero e un convento dei salesiani, con annessa scuola elementare, sono all’opera squadre di operai con scavatrici, gru e buldozer per erigere i pannelli di cemento alti 8 metri, proprio là dove un tempo erano saldamente piantati alberi di ulivo secolari.

Attraverso i suoi canali ufficiali, il Patriarcato Latino di Gerusalemme ribadisce delusione e condanna per l’operazione condatta da parte delle forze israeliane. «La costruzione di un muro di separazione e l’ingiusta confisca delle terre appartenenti alle famiglie cristiane di Beit Jala – si legge nel comunicato – sono una violenta offesa contro il processo di pace». Dal Patriarcato ricordano che già il 9 luglio 2004 la Corte Internazionale di giustizia dell’Aja aveva definito come illegale la costruzione del muro e ne aveva chiesto lo smantellamento. Dello stesso parere era stata l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Nell’aprile 2015 poi anche la Corte suprema israeliana aveva riconosciuto che la barriera non ha alcuna giustificazione in ordine alla sicurezza di Israele, per poi ribaltare la sua stessa sentenza pochi mesi dopo.

12 aprile 2016