Papa Francesco: «Lavoro è un diritto di tutti, non una variabile dei mercati»

Il Pontefice lo ha detto ricevendo in udienza i partecipanti alla plenaria del Pontificio consiglio Giustizia e pace. Urgono «riforme» per la redistribuzione della ricchezza e garanzie di accesso all’istruzione»

No allo smantellamento dello Stato di diritto sociale, sì al diritto fondamentale del lavoro. Sono i concetti chiave che ha ribadito Papa Francesco oggi, giovedì 2 ottobre, ricevendo in udienza i partecipanti alla plenaria del Pontificio consiglio Giustizia e pace. Urgono, ha detto il Papa, «riforme» per la redistribuzione della ricchezza e garanzie di accesso all’istruzione e alla sanità per tutti i più poveri, così da cancellare squilibri e ingiustizie.

Lavoro come diritto fondamentale e non negoziabile per il Papa che non può essere soggetto all’umore delle Borse. Il fenomeno della globalizzazione, osserva Francesco esaminandone «benefici e pericoli», se da un lato «ha accresciuto notevolmente la ricchezza aggregata dell’insieme e di parecchi singoli Stati», dall’altro «ha anche inasprito i divari tra i vari gruppi sociali, creando diseguaglianze e nuove povertà negli stessi Paesi considerati più ricchi».

«Il diritto fondamentale al lavoro – ha ricordato il Papa – è un bene fondamentale rispetto alla dignità, alla formazione di una famiglia, alla realizzazione del bene comune e della pace». Francesco ha spiegato che «uno degli aspetti dell’odierno sistema economico è lo sfruttamento dello squilibrio internazionale nei costi del lavoro, che fa leva su miliardi di persone che vivono con meno di due dollari al giorno. Un tale squilibrio non solo non rispetta la dignità di coloro che alimentano la manodopera a basso prezzo, ma distrugge fonti di lavoro in quelle regioni in cui esso è maggiormente tutelato».

Dunque, «si pone qui il problema di creare meccanismi di tutela dei diritti del lavoro nonché dell’ambiente, in presenza – ha osservato il Papa – di una crescente ideologia consumistica, che non mostra responsabilità nei confronti delle città e del Creato». Francesco condanna anche «i perduranti squilibri tra settori economici, tra remunerazioni, tra banche commerciali e banche di speculazione, tra istituzioni e problemi globali: è necessario tenere viva la preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale».

 

2 ottobre 2014