Stepchild, Centro Studi Livatino contro l’Avvocatura dello Stato

Il caso si fonda sulla richiesta di due donne conviventi di Bologna che chiedono il riconoscimento dell’adozione del figlio dell’altra

Il caso si fonda sulla richiesta di due donne conviventi di Bologna che chiedono il riconoscimento dell’adozione del figlio dell’altra 

Un comportamento «sorprendente» quello dell’Avvocatura generale dello Stato, per il Centro studi Rosario Livatino. Il caso, che sarà discusso mercoledì prossimo davanti alla Corte costituzionale, riguarda due donne conviventi, ciascuna delle quali ha un proprio figlio, che negli Stati Uniti sono state reciprocamente riconosciute madri adottive dell’altro figlio. Il Tribunale per i minori di Bologna, città in cui vivono adesso le due donne, al quale era stato richiesto di riconoscere l’adozione “incrociata” anche in Italia, ha mandato gli atti alla Consulta, ritenendo che la legge italiana non consenta tale possibilità.

L’Avvocatura dello Stato ha chiesto, quindi, alla Corte l’inammissibilità del ricorso sostenendo che già adesso la stepchild adoption sarebbe riconosciuta dall’ordinamento italiano; tale possibilità, secondo la stessa Avvocatura, non sarebbe contraria «ai principi del diritto di famiglia e del minore», mentre costituirebbe un «diffuso pregiudizio sociale sull’argomento» che l’equilibrio del bambino non sia garantito da una coppia omogenitoriale.

Secondo quanto riporta il quotidiano “La Repubblica”, l’Avvocatura sostiene che «non avrebbe alcun fondamento logico e giuridico escludere l’adozione nel caso di convivenza tra persone dello stesso sesso» per la stessa ragione per cui sono state riconosciute all’ estero, cioè «la preminenza dell’interesse del minore». Da qui la sorpresa del Centro studi Livatino, per il quale «l’Avvocatura dello Stato esprime valutazioni metagiuridiche che non le competono» e «fonda la sua valutazione sulle due sentenze del Tribunale per i minori di Roma, attualmente minoritarie e contraddette dall’orientamento prevalente nella Cassazione».

Inoltre, lamenta il Centro studi, la posizione dell’Avvocatura, «che è formalmente quella del Governo – visto che le indicazioni politiche le provengono dalla Presidenza del Consiglio -, avviene su mandato di un Governo che per gli emendamenti sul ddl Cirinnà, e quindi anche sulla stepchild adoption, ha sempre sostenuto di rimettersi all’Aula del Senato, e quindi di non esprimersi nel merito». «È veramente singolare – conclude – che il Governo dica questo in Parlamento e si schieri a favore della stepchild davanti alla Consulta».

 

22 febbraio 2016