Nel Sinodo il Vangelo della famiglia

Domenica 10 ottobre l’apertura con Papa Francesco. L’intervista ai coniugi Miano, tra i partecipanti in qualità di collaboratori del Segretario speciale. Entrambi docenti universitari, hanno due figli.

 

Due tappe annuali, 253 partecipanti di cui 191 padri sinodali, 25 capi dicastero della Curia e 114 presidenti di Conferenze episcopali dei cinque continenti. E ancora, 8 «delegati fraterni» tra i quali il rappresentante del Patriarcato di Mosca, Hilarion, e 13 esponenti delle Chiese Orientali, compresi il Patriarca caldeo Louis Sako per l’Iraq e l’arcivescovo maggiore greco-cattolico Shevchuk per l’Ucraina. Nel caso di alcune parole, sono i numeri a spiegarne il senso più profondo. Quelli citati descrivono il cammino comune della Chiesa universale, il «Sinodo», che si riunisce con lo scopo di aiutare il Pontefice a governare la barca di Pietro. Sono i numeri dell’assemblea, la terza straordinaria, dedicata alla famiglia, che si aprirà alle 10 di domenica 5 ottobre con una Messa di Papa Francesco a San Pietro, e proseguirà fino a domenica 19 ottobre. Durante le due settimane di lavori, i partecipanti all’assemblea rifletteranno su «Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione». Tra di loro ci saranno anche 13 coppie di sposi che faranno parte dei 38 uditori, mentre i coniugi Miano parteciperanno in veste di «esperti», ovvero collaboratori del Segretario speciale. Sono Franco e Giuseppina, entrambi docenti universitari e genitori di due ragazzi; lui, già presidente nazionale dell’Azione Cattolica, è ordinario di Filosofia morale a Tor Vergata, mentre la signora Giuseppina insegna Etica e Filosofia della Religione alla Facoltà teologica di Napoli.

Il documento preparatorio che guiderà l’assemblea parla di una «evidente crisi sociale e spirituale, che interpella la missione evangelizzatrice della Chiesa per la famiglia». Quali sono le sfide che deve oggi affrontare la famiglia e quali le urgenze da mettere in luce?
Il documento preparatorio ci propone uno sguardo che va oltre l’evidente problematicità, cogliendo il crescente desiderio di famiglia presente nel nostro tempo. Le difficoltà non sono e non possono essere l’ultima parola. Proprio per questo c’è bisogno di raccontare di nuovo e con un linguaggio nuovo la bellezza dell’essere famiglia. Dinanzi alla crescente fragilità ma anche a questo desiderio, la Chiesa avverte la responsabilità di annunciare il Vangelo della famiglia. Si tratta di aiutare a ritrovare il senso nel disegno d’amore di Dio per l’uomo riscoprendo la famiglia come manifestazione di questo stesso amore.

Quali strumenti ha la Chiesa per rispondere a questa crisi e perché partire proprio dalla famiglia per affrontare le sfide della post-modernità?
La Chiesa non può lasciare da sole le famiglie. Esse hanno bisogno di essere accompagnate, sostenute nel loro impegno, accolte nelle diverse esigenze delle stagioni della vita. Non bastano i corsi di preparazione al matrimonio. Accogliere e sostenere le famiglie vuol dire fare delle famiglie il criterio per ripensare la pastorale, i tempi, i luoghi, le modalità perché siano accoglienti della vita delle persone. Vuol dire per la Chiesa riscoprirsi famiglia, famiglia di famiglie, e proprio per questo capace di non escludere nessuno. La famiglia deve poter diventare protagonista della vita della Chiesa, soggetto e non semplicemente oggetto della pastorale.

Come coniugare le istanze e i bisogni emergenti dal mondo laico con i valori irrinunciabili del magistero della Chiesa senza correre il rischio di un eventuale scollamento?
Nella vita del cristiano di sempre, questo rischio è alle porte: fede e vita, Vangelo e cultura, dottrina e storia sono sempre in un rapporto di tensione e sempre il cristiano si pone dentro il mondo a partire dalla forza della testimonianza della vita. Ciò vale anche per le famiglie, va testimoniato con la vita – oltre che argomentato con la riflessione razionale – che è bello ed è possibile vivere una vita familiare autentica, segnata dall’amore reciproco, sorretta dall’amore di Dio.

Non c’è il rischio che il dibattito pre-sinodale cui i media danno grande spazio riduca il Sinodo a una sola questione, quella dei divorziati risposati?
Il rischio esiste e va scongiurato. Le singole questioni sono importanti e decisive, così come importante e decisiva è la vita di ogni persona che vive situazioni problematiche, tuttavia il Sinodo propone per sua caratteristica propria uno sguardo d’insieme, una riflessione a tutto campo sulla famiglia che sarebbe bene che i media presentassero a tutti nella sua ricchezza e importanza.

Siete entrambi docenti, quindi vi trovate tutti i giorni a stretto contatto con i giovani. Che contributo può dare al Sinodo questo vostro ruolo?
Può portare una sottolineatura ulteriore dell’importanza dell’impegno educativo e culturale oggi, puntando, come Chiesa, sull’educazione dell’affettività e della responsabilità intesa come cura per l’altro. Ciò nell’ottica della sottolineatura della centralità della persona in una prospettiva di ascolto e di accoglienza.

29 settembre 2014