Maddalena, borseggiatrice e cucitrice di borse: spero di non essere perdonata

La storia di una giovane rom arrestata per furto: ha iniziato un corso di cucito alla sartoria Zajedno di Roma in base alla prescrizione del giudice minorile. Ora aspetta la sentenza: “Solo con una piccola pena, la formazione potrà proseguire”

Maddalena ha 16 anni, veste gonne lunghe e colorate come dalla tradizione rom. Arriva alla sartoria Zajedno nel cuore del quartiere di San Lorenzo a Roma accompagnata dalla zia. Sorride con aria timida alla vista di tante stoffe colorate. È passato quasi un anno da quando sono terminati i 2 mesi di formazione professionale come sarta, che ha svolto in questo laboratorio, come compito richiesto dal giudice che le aveva convalidato il fermo dopo l’arresto in flagranza per furto. Cucire in sartoria le era piaciuto e aveva chiesto di proseguire il corso, ma non era stato possibile: «Terminate le misure cautelari, non possiamo più utilizzare i fondi del ministero della Giustizia per attività di inclusione sociale e lavorativa – spiega Roberta Rossolini, educatrice del Centro di prima accoglienza (Cpa) di Roma del dipartimento di Giustizia minorile -. Tali attività dovrebbero successivamente essere finanziate dai servizi sociali dei municipi, ma a Roma in questo momento è impossibile, per la carenza di fondi delle amministrazioni locali. Questo è un peccato perché si impedisce a ragazze che mancano di risorse sia economiche che formative – le giovani rom frequentano di solito con discontinuità la scuola – di proseguire un’attività economica che si concilia con i loro particolari codici familiari e che potrebbe prevenire la recidiva in atti illegali».

«Ci è capitato molto spesso – afferma l’educatrice del Cpa che segue le attività di riabilitazione dei minori – di iniziare attività formative con giovani rom, doverle interrompere, ritrovare le ragazze che dopo qualche mese erano state di nuove arrestate, iniziare un nuovo percorso e così via». Rossolini sottolinea come sia «paradossale» che una volta che le giovani Rom iniziano un’attività che le allontana dal crimine, poi non possano proseguirla fino a quando non compiano un nuovo crimine.

Oggi Maddalena è in attesa del processo in cui il giudice stabilirà se concederle il perdono, una “irrilevanza del fatto”, oppure una “messa alla prova”. «Speriamo in quest’ultima misura, che è specifica per minorenni e determina anche la cancellazione del reato dalla fedina penale – afferma Rossolini – perché implica un progetto personalizzato finanziato dal ministero della Giustizia che va da 3 a 6 mesi, e che ci permetterebbe di completare il percorso formativo di Maddalena».

Anche la presidente della cooperativa Zajedno che gestisce la sartoria, Cristina Rosselli del Turco, spera nel ritorno di Maddalena nel laboratorio: «Abbiamo fatto un ottimo percorso con altre ragazze come lei – dice -. In particolare con una ragazza rom romena che oggi è in Romania. Grazie all’opportunità che ha avuto con la messa alla prova si è appassionata così tanto al lavoro della cooperativa da diventare non solo una sarta molto brava ma anche una promotrice della nostra attività all’esterno. «È stata sua l’idea di accordarsi con una ciclofficina del quartiere per produrre per loro coprisellini di stoffa», aggiunge la presidente di Zajedno.

«Maddalena vive in un campo abusivo di baracche, tutta la famiglia si presenta in modo molto dignitoso se penso alla condizione difficile in cui vivono – afferma Rossolini -; non ha frequentato la scuola perché è giunta in Italia a 12 anni e in classe si sentiva discriminata. Si tratta di una realtà molto povera, l’unica alternativa al furto che le viene offerta dal suo contesto familiare è la raccolta di oggetti dai cassonetti per poi rivenderli». La pena inflitta dal giudice, potrebbe per lei essere invece una speranza di uscire da un circuito di miseria, da cui non si vedono molte vie di fuga. (Ludovica Jona)

26 settembre 2014