Siria, attentato nel quartiere cristiano di Qamishli

Il bilancio: 3 morti e 10 feriti. L’arcivescovo Hindo: «Voci indistinte parlano di rivendicazione jihadista, ma dietro potrebbero esserci mandanti curdi»

Il bilancio: 3 morti e 10 feriti. Due gli ordigni esplosi. L’arcivescovo Hindo: «Voci indistinte parlano di rivendicazione jihadista, ma dietro potrebbero esserci mandanti curdi»

Due ordigni sono esplosi, nella serata di domenica 24 gennaio, davanti a un internet cafè nel centro di Qamishli, seconda città della provincia siriana nord-orientale di Hassakè. La notizia arriva dall’Agenzia Fides, che informa che una delle due bombe era collocata su una moto, nella via conosciuta come “Miami street”, dal nome del ristorante che ospita. Il bilancio: 3 morti, tutti cristiani – uno caldeo e due siro ortodossi – e 10 feriti.

A parlarne a Fides è l’arcivescovo Jacques Behnan Hindo, che guida l’arcidiocesi siro cattolica di Hassakè-Nisibi. «Al momento – dichiara – ci sono voci ancora indistinte che parlano di una rivendicazione dell’attentato da parte dei jihadisti del Daesh. Ma c’è anche chi mette in relazione gli attentati ai recenti scontri tra milizie curde, che mirano a controllare quel quartiere, e i gruppi di autodifesa “Sootoro”, formati da giovani cristiani siri e assiri, che sono attivi in quella zona. Quindi, in molti pensano che dietro all’attentato potrebbero esserci anche mandanti e esecutori curdi. È un altro dei fattori inquietanti di questa guerra: c’è il terrorismo, ma a volte non sappiamo chi davvero ci terrorizza». Nel pomeriggio di lunedì 25 gennaio le esequie della vittime.

Di recente, informano da Fides, il patriarca siro ortodosso Mar Ignatius Aphrem II si era recato a Qamishli, nel governatorato siriano nord-orientale di Hassakè, per compiere una mediazione riconciliatrice tra le milizie curde e i gruppi di autodifesa Sootoro.

25 gennaio 2015