Municipio IX vara “isole” per la prostituzione Ass. Papa Giovanni XXIII: «Scelta ipocrita»

Giovanni Ramonda commenta il “Progetto #Michela”, approvato dalla giunta guidata da Andrea Santoro: «L’unico modo per aiutare davvero queste donne è agire sul fronte della domanda, fermando i clienti, di fatto finanziatori del racket che c’è dietro»

Ha il nome della prostituta romena miracolosamente sopravvissuta, nel 2012, alle torture dei suoi aguzzini, che dopo averle dato fuoco la abbandonarono in un campo. Il “Progetto #Michela”, approvato ieri, 24 settembre, dalla giunta del IX Municipio (Eur), prevede l’avvio del cosiddetto “zoning” un intervento di contrasto al fenomeno della prostituzione mediante l’istituzione di “isole” nelle quali l’esercizio della prostituzione è tollerato e, in teoria, monitorato. La proposta è stata portata avanti dal minisindaco Andrea Santoro: «Il fenomeno della prostituzione ha raggiunto livelli di guardia in tutta la città ed è urgente intervenire. Con lo zoning – spiega il presidente del IX Municipio – vogliamo conciliare il diritto alla sicurezza dei cittadini con la tutela sociale e sanitaria per chi esercita questa attività».

Al tavolo di coordinamento, che dovrà presentare il programma di sperimentazione dello zoning, siederanno servizi sociali municipali, rappresentanti della Asl, gruppo di Polizia locale, comitati di quartiere e referenti del progetto comunale Roxanne, che si occupa di prevenzione e consulenza per tutti i soggetti presenti su strada. Il primo passo, dopo il “sì” della giunta, è il censimento delle aree di attuazione del progetto: «Le isole – si legge in una nota diffusa dal minisindaco Santoro – pur gravitando nell’area urbana, devono comunque garantire il minor impatto sociale e la sicurezza». Poi, prioritario sarà il controllo del territorio, perché «non saranno più tollerati l’esercizio della prostituzione né l’adescamento in altre zone che non siano quelle individuate». Tra le ipotesi al vaglio del tavolo, anche l’applicazione di maxi multe, ma solo per chi viene sorpreso ad adescare in aree diverse dalle isole.

«Allibito» si definisce in merito alla vicenda il vicepresidente dell’assemblea capitolina, Giordano Tredicine, annunciando la presentazione un’interrogazione urgente al sindaco e all’assessore alle Politiche sociali, Rita Cutini. «Santoro e la sua giunta pensano sia sufficiente la loro tolleranza per attuare un provvedimento contrario alle leggi dello Stato. È vero infatti – dichiara Tredicine – che il Codice penale non sanziona la prostituzione ma solo lo sfruttamento e il favoreggiamento. Ma come altrimenti si potrebbe chiamare, se non favoreggiamento, il consentire la prostituzione in determinate zone?». Secondo Alessandro Onorato, capogruppo della Lista Marchini in Campidoglio, «la zonizzazione già esiste: la fanno ogni giorno protettori e sfruttatori che si spartiscono le strade della Capitale. Molte zone, anche centrali – aggiunge Onorato – sono ormai teatro di oscenità e violenza, e aprire zone di tolleranza significa arrendersi alla criminalità e al degrado».

Di «scelta ipocrita» parla Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII: «Chi conoscere il dramma della prostituzione sa che queste donne, spesso giovanissime, non sono “sex workers”, come qualcuno sostiene, ma ragazze che vengono da situazioni di povertà e violenza, fisica e psicologica». Secondo il responsabile dell’associazione che svolge anche servizio antitratta da quando, nel 1989, il fondatore don Oreste Benzi incontrò una prostituta alla stazione di Rimini, «l’unico modo per aiutare davvero queste donne e debellare questo fenomeno inaccettabile è agire sul fronte della domanda, fermando i clienti, di fatto i finanziatori del racket che c’è dietro questo fenomeno». Da mesi l’associazione chiede al Governo italiano di adottare un piano antitratta secondo il cosiddetto “modello nordico”, perché già operativo in vari Paesi del nord Europa, dove «colpendo la domanda sono già stati ottenuti importanti risultati». Sul piano locale, secondo Ramonda l’impegno deve essere triplice: «Aiuto alle vittime offrendo loro una concreta alternativa; lotta alle organizzazioni criminali che gestiscono il mercato della prostituzione; sanzioni ai clienti, che sono di fatto anch’essi sfruttatori. Noi – conclude il responsabile – siamo disposti a collaborare con chi vuole davvero liberare queste donne dalla schiavitù della prostituzione».

25 settembre 2014