Papa Francesco: «Non ci è lecito restare fermi»

Nella Messa della notte di Natale, il pontefice richiama a uno stile di vita capace di guardare all’essenziale: «Scacciata ogni tristezza»

Nella Messa della notte di Natale, il pontefice richiama a uno stile di vita capace di guardare all’essenziale: «Scacciata ogni tristezza»

Dalla nascita di Gesù inizia per gli uomini la via della liberazione e del riscatto perenne. Papa Francesco ha celebrato nella basilica di San Pietro la Messa della notte di Natale. Una notte di «gran luce», come si legge in Isaia che, nel versetto successivo, scrive: «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia». Il pontefice ha percorso la navata centrale della basilica in processione. Arrivato all’altare della Confessione ha svelato il Bambinello che all’inizio del rito era coperto con un velo bianco.

«Gioia e letizia – ha detto il Papa – ci assicurano che il messaggio contenuto nel mistero di questa notte viene veramente da Dio. Non c’è posto per il dubbio; lasciamolo agli scettici che per interrogare solo la ragione non trovano mai la verità. Non c’è spazio per l’indifferenza, che domina nel cuore di chi non riesce a voler bene, perché ha paura di perdere qualcosa. Viene scacciata ogni tristezza, perché il bambino Gesù è il vero consolatore del cuore».

«Oggi – ha scandito – il Figlio di Dio è nato: tutto cambia. Il Salvatore del mondo viene a farsi partecipe della nostra natura umana, non siamo più soli e abbandonati. La luce vera viene a rischiarare la nostra esistenza, spesso rinchiusa nell’ombra del peccato. Oggi scopriamo nuovamente chi siamo. Ora, deve cessare ogni paura e spavento, perché la luce ci indica la strada verso Betlemme. Non possiamo rimanere inerti. Non ci è lecito restare fermi. Dobbiamo andare a vedere il nostro Salvatore deposto in una mangiatoia».

A un popolo che «da duemila anni percorre tutte le strade del mondo per rendere partecipe ogni uomo di questa gioia, viene affidata la missione di far conoscere il “Principe della pace” e diventare suo efficace strumento in mezzo alle nazioni». «Restiamo in silenzio – ha detto ancora Francesco – e lasciamo che sia quel Bambino a parlare; imprimiamo nel nostro cuore le sue parole senza distogliere lo sguardo dal suo volto. Se lo prendiamo tra le nostre braccia e ci lasciamo abbracciare da Lui, ci porterà la pace del cuore che non avrà mai fine». Il Bambino di Betlemme «ci insegna che cosa è veramente essenziale nella nostra vita. Nasce nella povertà del mondo, trova riparo e sostegno in una stalla ed è deposto in una mangiatoia per animali. Eppure, da questo nulla, emerge la luce della gloria di Dio. A partire da qui, per gli uomini dal cuore semplice inizia la via della vera liberazione e del riscatto perenne».

«In un mondo che troppe volte è duro con il peccatore e molle con il peccato, c’è bisogno di coltivare un forte senso della giustizia, del ricercare e mettere in pratica la volontà di Dio. Dentro una cultura dell’indifferenza, che finisce non di rado per essere spietata, il nostro stile di vita sia invece colmo di pietà, di empatia, di compassione, di misericordia, attinte ogni giorno dal pozzo della preghiera».

 

28 dicembre 2015