Tunisia, il direttore delle Pom: «Le vittime tutte musulmane”

Dopo l’esplosione che ha colpito un autobus della guardia presidenziale, padre Alamat a Fides: «Smettiamola di parlare di guerra di religione»

Dopo l’esplosione che ha colpito un autobus della guardia presidenziale, padre Alamat dichiara a Fides: «Smettiamola di parlare di guerra di religione»

La Tunisia nuovamente colpita dal terrore. Nella giornata di ieri, martedì 24 novembre, un autobus della guardia presidenziale è stato colpito da un’esplosione. Le prime informazioni parlavano di almeno 12 morti e diversi feriti. Il boato, udito a grande distanza, è avvenuto nella centrale Avenue Mohamed V, nei pressi dell’ex sede del partito del deposto rais Ben Ali. «Tunisi – dichiara oggi all’Agenzia Fides il direttore nazionale delle Pontificie opere missionarie della Tunisia padre Jawad Alamat – si è risvegliata con tanta tristezza e delusa».

Per il religioso l’attentato è stato un segnale chiaramente estabilizzante. «Dopo aver colpito il turismo a Souse, infliggendo un grave colpo all’economia, e dopo aver colpito il Museo del Bardo, che significa non solo colpire il turismo ma anche un’area a forte valenza politica per la vicinanza del Parlamento, ora si colpiscono le forze della sicurezza presidenziale». Opera di persone «disposte a morire per far morire». Eppure «non possiamo parlare di scontro tra religioni – incalza padre Alamat -: le vittime di Tunisi sono tutte musulmane. Siamo tutti a confrontarci con un terrorismo disumano. Quello che succede a Parigi accade in Tunisia, quello che succede a Beirut accade in Mali. Facciamo parte di un mondo globalizzato non nel bene, ma nel male».

L’auspicio del direttore delle Pom di Tunisia è che ora «la politica abbia un soprassalto e reagisca». I tunisini, riferisce, «guardano delusi e sgomenti i giochi tra i partiti, mentre il Paese si trova in forti difficoltà. Si ha la sensazione di perdere tempo prezioso per risollevare le sorti dell’economia. Questo attentato spero spinga i politici a smettere di “giocare”: è ora di essere adulti e di pensare al bene del Paese, che è minacciato da un nemico determinato». Quello di padre Alamat è un invito «all’unità nazionale, malgrado le differenze politiche, per garantire la sicurezza alla popolazione locale e a tutti coloro che vivono in questo amato Paese».

25 novembre 2015