La visita di Benedetto XVI in Campidoglio

L’apertura di Roma Sette, il 15 marzo 2009, sulla giornata di Ratzinger con il discorso nell’Aula Giulio Cesare. «Roma deve riappropriarsi della sua anima più profonda»

«Roma deve riappropriarsi della sua anima più profonda, delle sue radici civili e cristiane, se vuole farsi promotrice di un nuovo umanesimo che ponga al centro la questione dell’uomo riconosciuto nella sua piena realtà». Benedetto XVI va al fondo della crisi morale dell’«era post-moderna» e lancia il suo appello nella seduta straordinaria del Consiglio comunale, cuore della visita in Campidoglio, conclusa a mezzogiorno di lunedì 9 marzo, dal suono della campana che sovrasta il Palazzo Senatorio. Un appello che arriva al termine di un paragrafo del discorso, dedicato agli episodi di violenza che hanno turbato la Capitale negli ultimi tempi. «Gli episodi di violenza, da tutti deplorati – precisa il Pontefice – manifestano un disagio più profondo» e «sono il segno di una vera povertà spirituale che affligge il cuore dell’uomo contemporaneo».

è il momento centrale di una visita aperta pochi istanti prima delle 11 ai piedi della scala del Palazzo Senatorio, con l’accoglienza del Papa da parte del sindaco Alemanno e gli applausi dei rappresentanti delle associazioni e movimenti presenti in piazza del Campidoglio. Nell’Aula Giulio Cesare, il saluto del presidente del Consiglio comunale, Marco Pomarici, che parla di una «giornata storica». «Roma – afferma – è e vuole essere la città della vita, dell’accoglienza e della speranza». Alemanno ribadisce l’«intendimento» del Campidoglio a «prevenire e sconfiggere ogni forma di violenza che ferisce i nostri quartieri, che colpisce e umilia la dignità delle donne, che viola l’innocenza dei bambini, che emargina i disabili e le persone più deboli». E annuncia un polo di accoglienza e di formazione dedicato agli adolescenti disagiati, il «Centro Benedetto XVI», e un Osservatorio per la libertà religiosa.

Il Papa ringrazia per il “dono” chiamato con il suo nome, «quello di un anziano Pontefice – dice – che guarda fiducioso ai giovani e per essi prega ogni giorno». «La Chiesa cattolica – sottolinea Benedetto XVI – non farà mancare il suo attivo sostegno ad ogni iniziativa culturale e sociale rivolta a promuovere il bene autentico di ogni persona e della città nel suo insieme». Su il tema dell’accoglienza, il Santo Padre fa riferimento alle «inedite sfide culturali, sociali ed economiche» che la città si trova ad affrontare. parla di una «metropoli multietnica e multireligiosa, nella quale talvolta l’integrazione è faticosa e complessa. Da parte della comunità cattolica non verrà mai meno un convinto apporto per trovare modalità sempre più adatte alla tutela dei diritti fondamentali della persona nel rispetto della legalità». «Roma – osserva il Papa saprà trovare la forza per esigere da tutti il rispetto delle regole della convivenza civile e respingere ogni forma di intolleranza e discriminazione». papa Benedetto XVI ricorda poi che la comunità ecclesiale è impegnata in una «capillare opera educativa» attraverso «le comunità parrocchiali e le altre realtà ecclesiali». Ma anche nel sostegno alle famiglie di fronte alla crisi economica dilagante. Il Papa chiede qui «uno sforzo concorde fra le diverse istituzioni per venire incontro a quanti vivono nella povertà» ma anche uno sforzo di tutti i romani. L’ultimo atto è il saluto dalla loggia del Palazzo Senatorio. «Vivendo a Roma da tantissimi anni, ormai sono diventato un po’ romano; ma più romano mi sento come vostro vescovo».

Al termine, il Santo Padre risale in auto per recarsi al vicino monastero di santa Francesca Romana, dove incontra le Oblate di Tor de’ Specchi e sosta in preghiera davanti al corpo della santa, co-patrona della città di Roma. Parlando alle religiose, definisce il loro monastero un «polmone spirituale» nel cuore della città.

15 marzo 2009