Il 27 ottobre sarà svelato il baldacchino del Bernini

Il capolavoro barocco sull’altare della confessione della basilica di San Pietro torna a splendere dopo 9 mesi di restauro

Dopo quasi nove mesi di intervento, domenica 27 ottobre sarà svelato il baldacchino del Bernini nella basilica di San Pietro e per la prima volta dopo 50 anni la Cathedra Sancti Petri Apostoli, il trono ligneo appartenuto secondo la tradizione al Primo Papa, sarà esposto ai fedeli fino all’8 dicembre.

Il capolavoro barocco torna a splendere sull’altare della confessione, perpendicolare alla tomba del Principe degli apostoli, davanti al quale sarà posta la cattedra che per la prima volta sarà oggetto di studi approfonditi per determinarne l’esatta datazione. Il trono, infatti, è composto da due parti una più antica, quella che si ritiene sia appartenuta a Pietro, e una più recente risalente all’825 dono di Carlo il Calvo.

I giornalisti accreditati alla Sala Stampa vaticana hanno effettuato ieri, 8 ottobre, una visita in esclusiva al cantiere dei lavori, ormai in dirittura di arrivo, e, saliti a quasi 30 metri d’altezza, hanno potuto ammirare da vicino i dettagli del manufatto bronzeo e vedere in anteprima la Cathedra Sancti Petri Apostoli attualmente collocata nella sacrestia Ottoboni della basilica.

La data del 27 ottobre per celebrare la conclusione dei lavori iniziati, il 12 febbraio, e presentare il “nuovo” baldacchino non è casuale come ha spiegato il cardinale Mauro Gambetti arciprete della basilica di San Pietro e presidente della Fabbrica di San Pietro. «La magnificenza di questo apparato ben si concilia con la Messa di chiusura del sinodo dei vescovi che la mattina del 27 sarà presieduta da Papa Francesco – ha detto -. Eucarestia vuol dire ringraziamento e questo restauro è anche l’occasione per dire grazie per quello che riusciamo a realizzare. Camminiamo verso il Giubileo che sarà davvero un Giubileo di speranza. Sono convinto che qualcosa accadrà perché ogni volta che si celebra un Giubileo la storia prende una strada che piano piano influenza l’umanità». Il 27 ottobre, inoltre, ricorre l’anniversario della preghiera per la pace voluta ad Assisi nel 1986 da Papa Giovanni Paolo II. Al restauro ha lavorato una equipe di 16 persone dirette da noti restauratori in collaborazione con i laboratori di ricerca scientifica dei Musei Vaticani.

Fu Papa Urbano VIII a commissionare al suo pupillo, Gian Lorenzo Bernini, la costruzione di un nuovo ciborio per l’altare maggiore. L’architetto e scultore massimo esponente del barocco lavorò all’opera con il suo acerrimo nemico Francesco Borromini. Il baldacchino fu realizzato tra il 1624 e il 1635.

Alto quasi 31 metri, compresa la croce all’estremità, pesa 63 tonnellate ed è realizzato con oro e bronzo, materiale quest’ultimo all’epoca molto costoso. Si narra che per procurarsi il metallo prezioso il Bernini “saccheggiò” il Pantheon prelevando il bronzo anche dalla cupola. Sorretto da quattro colonne tortili poggiate su altrettanti basamenti rivestiti di marmo bianco e decorati con lo stemma di Barberini, le api, il baldacchino è ispirato alla “copertura” che di norma si usa per le processioni eucaristiche.

Sulle colonne di circa 11 metri quattro capitelli di bronzo e su questi una trabeazione con quattro angeli, anch’essi di bronzo, alti 4,5 metri, sembrano sorreggere con quattro ghirlande, quattro giganteschi costoloni che svettano verso l’alto e si inerpicano verso il centro dove c’è un’altra struttura sulla quale è montata la croce sul globo.

Attorno alla copertura ci sono frange in rame sbalzato e dorato in modo tale da dare l’illusione ottica di essere mosse dal vento generato dalle ali dello Spirito Santo rappresentato sotto forma di colomba. Gli ultimi lavori di manutenzione del baldacchino risalgono al 1735.

In contemporanea si sta procedendo al restauro del bronzo e delle quattro statue (Sant’Agostino e Sant’Ambrogio per la Chiesa Latina e San Giovanni Crisostomo e Sant’Atanasio per la chiesa greca) della cattedra. L’oro e il bronzo che risplendono di luce nuova «rendono sorprendenti le immagini del prima e dopo lavoro», ha detto padre Enzo Fortunato, direttore della comunicazione della basilica vaticana. «Un restauro importante in vista del Giubileo».

Nelle zone abitualmente difficili da raggiungere e pulire sono state trovate tracce «di vita quotidiana relative all’opera di restauro del 1700 – ha detto l’ingegner Alberto Capitamucci responsabile dell’area tecnica della Fabbrica di San Pietro – dal cappello di carta del muratore a foglietti manoscritti. Nella basilica torna a brillare la lucentezza dell’oro».

10 ottobre 2024