Nel cuore di Trastevere, lo street food degli Amici di Sant’Egidio
La Trattoria nata dalla Comunità apre un nuovo ristoro, a due passi dal ristorante. Protagonisti: ragazzi e ragazze con disabilità. Il direttore Manuetti: «Tutti danno sempre il 100% e lo fanno con il sorriso»
La musica, le risate e i rumori dei piatti si sentono già dall’isolato precedente e si amplificano percorrendo via della Pelliccia. Ma il colpo d’occhio non appena superato l’angolo è ancora più forte. Una distesa di tavoli e persone colora di sorrisi piazza Sant’Egidio, nel cuore di Trastevere. I Pink Puffers, una band romana, stanno suonando. Ballano tutti, anche chi ha un po’ esagerato con il bis di amatriciana.
È un mercoledì di ottobre, ma sembra un sabato sera estivo. E non solo per il clima meteorologico (i più audaci – si fa per dire – indossano solamente una t-shirt). Ma soprattutto per l’atmosfera di festa che si respira. Tutto grazie alla Trattoria de Gli Amici, una splendida realtà della Comunità di Sant’Egidio che da oltre trent’anni offre la possibilità a ragazzi e ragazze con disabilità di lavorare ed esprimere tutte le proprie potenzialità. La serata di ieri, 9 ottobre, è stata dedicata totalmente a loro e all’apertura di un nuovo ristoro, un locale di street food, che verrà inaugurato prossimamente a due passi dal ristorante, a vicolo del Cinque, all’angolo di via della Scala. La data ufficiale? Non c’è ancora, spiega Paolo Mancinelli, di Sant’Egidio, con un sorriso e un po’ di scaramanzia. Ma ci sono due certezze. La prima è che le danze, anzi le cucine, si apriranno durante il Giubileo (secondo alcuni voci probabilmente anche prima, ma non le spargete troppo in giro). La seconda è che anche questo ristoro, così come la Trattoria de Gli Amici, spalancherà le porte a ragazzi con disabilità.
A persone come Diego, che sfreccia tra i tavoli per servire i clienti, ed è difficile pure fermarlo per quanto è concentrato. «Aò, ‘mazza che traffico, qua ce vogliono i vigili!», esclama ridendo mentre si ritrova imbottigliato tra le persone con due piatti in mano. «Ho conosciuto Sant’Egidio nel lontano 1990, mentre nel 2008 ho iniziato a lavorare qui – racconta nell’unico momento di pausa che si concede -. È un’esperienza davvero bella, mi trovo bene con tutti». Diego ha una memoria di ferro. «Mi ricordo di quasi tutti quelli che sono venuti a mangiare, in quale tavolo si sono seduti, in quante persone erano, il mese e l’anno», dice orgoglioso. Indimenticabili anche gli episodi con qualche cliente piuttosto particolare, per usare un eufemismo. «Una signora una volta mi ha chiesto se le polpette cacio e pepe fossero piccanti, mentre un’altra mi ha domandato di toglierle il caffè dal tiramisù. Ci vuole pazienza con i clienti, fortunatamente ho sempre la battuta pronta». Un desiderio per il futuro? «Di andare in pensione qua, anche se con i tempi che corrono la vedo difficile. Infatti secondo me la parola Inps significa: “Italiani, niente pensione, sognatevela!” (ride, ndr).
A smettere di lavorare invece Maurizio non ci pensa nemmeno. È il veterano della Trattoria. È qui da ben trentadue anni. È il grande sommelier, nonostante sia astemio. Come fa? «Con lo studio e con l’olfatto – spiega -. Lavorando nel ristorante, mi sono appassionato a questo mondo e così ho cercato nel tempo di specializzarmi, andando anche nelle case vinicole a conoscere i produttori, così da poter consigliare al meglio i clienti», racconta mentre spilla una birra dopo l’altra quasi a occhi chiusi. «Di strada ne abbiamo fatta tanta dall’inizio – aggiunge -. Siamo cresciuti tantissimo e siamo diventati fonte di ispirazione per altre realtà in tutta Italia. Questo mi trasmette una contentezza unica, perché in tanti dicono che noi disabili non possiamo lavorare. La Trattoria de Gli Amici invece è la dimostrazione del contrario. È uno schiaffo morale a quanti affermano che non siamo in grado».
Tant’è che, racconta Sophie Janssens, volontaria di Sant’Egidio e responsabile della Trattoria, «in molti anche quando sono in ferie passano dalla Trattoria». Il direttore del ristorante Massimo Manuetti rilancia. «Tutti danno sempre il 100% e lo fanno con il sorriso. Non è un aspetto che si trova facilmente nel mondo del lavoro». Presente alla serata anche Lorenzo Prattico, in arte Pratt, food blogger romano. «La Trattoria è una grande realtà portata avanti da questi ragazzi nonostante una stigmatizzazione piuttosto diffusa. Loro sono riusciti a trasformare tutto questo in un progetto così funzionale e bello che vederli qui stasera è davvero un piacere». La ciliegina sulla torta è l’arrivo sul finale di Rigivan Ganeshamoorthy, campione azzurro paralimpico di Parigi del lancio del disco. «È davvero figo ‘sto posto – ha sottolineato a RomaSette con la sua ormai proverbiale simpatia -. Non ho mai visto una cosa del genere. Non pensavo che nel cuore di Trastevere ci fosse questa realtà. Speriamo che aprano più centri in tutta Italia, non solo nella Capitale. Mi auguro che il buon senso e il cuore delle persone non mettano limiti a queste iniziative». Per un mondo sempre più inclusivo. E pieno di amici.
10 ottobre 2024