Il Papa ai Teatini: «Continuare a camminare nel rinnovamento, nella comunione e nel servizio»

L’udienza nei 500 anni dalla fondazione, dopo il pellegrinaggio alla tomba di Pietro. «L’Istituto, nato per contribuire alla riforma della Chiesa attraverso la riforma di sé»

«Invito tutta la Famiglia Teatina ad abbracciare con gioia, nel Giubileo odierno, propositi di rinnovamento, di comunione e di servizio, sull’esempio di san Gaetano». Con queste parole Papa Francesco sabato 14 settembre ha sintetizzato e concluso il suo discorso ai Chierici Regolari Teatini, l’istituto religioso fondato da san Gaetano da Thiene esattamente 500 anni fa. Il 14 settembre 1524 il sacerdote di origine veneta, insieme a Bonifacio de ‘ Colli, Paolo Consiglieri e al vescovo di Chieti (in latino Theate, da cui il nome dell’Istituto) Gian Pietro Carafa, futuro Papa Paolo IV, fece la professione solenne nella basilica di San Pietro. Per questa ricorrenza i religiosi hanno organizzato diverse iniziative culminate nel pellegrinaggio alla tomba di Pietro e nell’udienza del Santo Padre, reduce dal lungo e impegnativo viaggio in Estremo Oriente.

Nel ricordare l’anniversario, il Papa ha affermato che la data del 14 settembre «era l’inizio del vostro Istituto religioso, nato per praticare e promuovere “la vita comune e il servizio di Dio verso i fratelli”, e per contribuire alla riforma della Chiesa attraverso la riforma di sé stessi, sul modello della prima comunità apostolica». Nella basilica Vaticana, per l’occasione, a sinistra dell’altare della Confessione – chiuso nelle impalcature del restauro in corso – è stata posta l’ottocentesca statua in cartapesta dello scultore maltese Carlo Darmanin, che raffigura la visione mistica di san Gaetano del 1517, in cui la Vergine Maria gli consegna Gesù Bambino. L’opera proviene dalla parrocchia di Amrun, a Malta, dove tornerà alla fine di settembre, dopo essere stata esposta a San Pietro e a Sant’Andrea della Valle, chiesa madre dei Teatini. Il Papa, rivolto al preposito generale il messicano Salvador Rodea e ai partecipanti al pellegrinaggio, ha prima scherzato sul fatto che «la storia dice che i Teatini hanno avuto qualcosa con i Gesuiti, io non ci credo! Andiamo avanti». Poi ha invitato a continuare a camminare «nel rinnovamento, nella comunione e nel servizio».

Prendendo spunto dal fatto che nel 1524 la basilica di San Pietro era un cantiere aperto, Francesco ha ricordato che «ci si è messi all’opera, perché la comunità cresceva e le strutture di prima non bastavano più. Fratelli, questa è un’immagine che ci aiuta a riflettere sulla necessità, per restare fedeli alla nostra missione, di intraprendere cammini coraggiosi di rinnovamento. La fedeltà va rinnovata. Non può darsi una fedeltà che non si rinnovi, rimanendo fondati sull’antico, sì, ma al tempo stesso pronti a demolire ciò che non serve più per costruire del nuovo, docili allo Spirito e fiduciosi nella Provvidenza. Questo è il rinnovamento».

Poi la comunione: «Come sappiamo, in molti hanno lavorato a San Pietro: artisti famosi, abili artigiani e una moltitudine di operai e manovali, uomini e donne, impegnati nelle mansioni più umili, uniti nella stessa fatica per dar vita al nuovo edificio. E anche questo è un segno importante: una casa accogliente, infatti, non si costruisce da soli, ma insieme, in comunità, valorizzando il contributo di tutti». Infine, il servizio, che il Papa ha paragonato alla fabbrica: «I progetti più belli non avrebbero portato a nulla se poi le persone, rimboccandosi le maniche, non si fossero messe al lavoro. I buoni propositi rimangono sterili, se non ci si mette concretamente al servizio gli uni degli altri, con umiltà, buona volontà e spirito di sacrificio. Ce lo ha mostrato san Gaetano, con le molte opere di carità che ha promosso, alcune vive fino ad oggi; ma prima di tutto ce lo ha insegnato Gesù, venuto non a essere servito, ma a servire e dare la vita. Ed è molto significativo che il vostro Istituto sia nato proprio nella festività dell’Esaltazione della Santa Croce».

«Quanto è bella questa basilica!» ha concluso il pontefice. «Poi però guardiamoci l’un l’altro e ricordiamoci che l’edificio in cui ci troviamo è solo un simbolo: la realtà siamo noi, personalmente e in comunità. Cinquecento anni fa i vostri fondatori non hanno consacrato la loro vita a un cantiere di mattoni e di marmi, ma di pietre vive; hanno consacrato la vita alla Chiesa con la “C” maiuscola, la Chiesa sposa di Cristo, popolo di Dio e corpo mistico del Signore. È per il suo bene che ciascuno di loro ha speso sé stesso fino alla fine, dando vita a un’opera che, dopo secoli di fedeltà, oggi è affidata a voi».

16 settembre 2024