Commissione Ue: Von der Leyen fa il bis. L’Europa va avanti

Dal Parlamento europeo è giunta la conferma del secondo mandato per la politica tedesca alla guida dell’esecutivo comunitario. Ha ottenuto l’appoggio di popolari, socialdemocratici, liberali e verdi. Sovranisti fuori dai giochi

Ursula von der Leyen supera l’esame dell’Europarlamento e succede a se stessa alla presidenza della Commissione europea. L’emiciclo di Strasburgo, dopo aver ascoltato nella mattinata di ieri, 18 luglio, il discorso programmatico della politica tedesca, e averne animatamente dibattuto le proposte, le consegna nuovamente il timone dell’esecutivo con 401 voti a favore, 284 contrari, 15 astenuti. 7 le schede nulle (707 votanti su 719 eurodeputati in carica).

«Il lavoro che ci aspetta». Sulla carta von der Leyen poteva contare su 454 voti, espressione dei gruppi che si erano detti a suo favore: Popolari, Socialdemocratici, Liberali di Renew e Verdi. I franchi tiratori non sono mancati, ma di fatto si conferma una maggioranza europeista, che smentisce i megafoni delle varie destre – conservatrici, sovraniste, anti Ue e pro Putin – che procedono a ranghi sparsi, divise tra loro e per questo incapaci di creare una forza e un progetto alternativo all’Unione europea. Nella conferenza stampa seguita all’annuncio della riconferma di Ursula von der Leyen, Roberta Metsola, presidente dell’Europarlamento, ha parlato di un «voto chiaro, un’espressione di fiducia nei confronti di una leadership forte». Prendendo la parola, Ursula Von der Leyen ha sottolineato il fatto di aver ricevuto 41 voti in più rispetto alla maggioranza necessaria alla sua rielezione. Tre le sottolineature, la «gratitudine per la fiducia accordata e il riconoscimento per il lavoro di questi 5 anni; l’esperienza positiva della campagna elettorale che mi ha portato a confrontarmi con una pluralità di voci europee; infine il lavoro che ci aspetta, a partire dalla richiesta, ai diversi capi di governo, di indicare i propri candidati (un uomo e una donna) alla carica di commissario europeo».

Obiettivi e silenzi. Von der Leyen si è presentata nell’aula dell’Eurocamera con un lungo e articolato discorso, interrotto da numerosi applausi e da qualche protesta dai banchi dell’estrema destra. Al discorso programmatico si affianca un documento di trenta pagine con le linee guida della prossima Commissione per il periodo 2024-2029. Parole, le sue, senza particolari slanci, piuttosto rivendicative di qualche risultato raggiunto e vaghe nella concretezza. Piene però di obiettivi dichiarati, così come  di silenzi. Nessun vero riferimento alla pace e all’impegno diplomatico per riportare la pace in Europa; silenzio sul quadro internazionale, costellato di conflitti, segnato dalle migrazioni, minacciato dalla concorrenza cinese, interrogato da una eventuale vittoria di Trump alle presidenziali Usa. Nessun riferimento al bilancio Ue, troppo misero per dar corso a tutti i progetti sciorinati. Ancora, nel discorso la presidente designata ha richiamato i rischi per la democrazia. «Per molto tempo abbiamo dato la democrazia per scontata, ma ora è minacciata. I giornalisti – che ringrazio per il loro lavoro – stanno scoprendo spionaggio e disinformazione da parte di attori cinesi e russi. Dobbiamo fermare questi attori stranieri che interferiscono e minacciano la nostra democrazia. Se mi darete fiducia creeremo uno scudo per la democrazia europea».

Cosa succede ora? La presidente eletta della Commissione invierà ora delle lettere ufficiali ai capi di Stato o di governo degli Stati membri invitandoli a presentare i loro candidati per i posti di commissario europeo. Il Parlamento organizzerà dopo l’estate una serie di audizioni pubbliche dei candidati nelle commissioni competenti. L’intero collegio dei commissari dovrà poi essere approvato dal Parlamento.

19 luglio 2024