Premio Navarro-Valls a Lina Tombolato Doris e Sergio Govoni

Il riconoscimento alla vedova del fondatore di Mediolanum e al giovane fondatore di una onlus al servizio dei bambini. Il ricordo del portavoce vaticano

Sono Lina Tombolato Doris, per la categoria Senior, e Nicolò Govoni, per la categoria Junior, i vincitori della seconda edizione del Premio internazionale per la Leadership e la Benevolenza Joaquín Navarro-Valls, la cui cerimonia di premiazione si è svolta lunedì 8 luglio presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma.

Il presidente della Biomedical University Foundation, Alessandro Pernigo, nell’illustrare la realtà del Campus Bio-medico, che nel 2023 ha compiuto 30 anni, ha ricordato che «l’obiettivo del Premio è quello di individuare e valorizzare personalità di grande spessore che incarnano i valori di leadership e benevolenza nel loro impegno». Pernigo ha ricordato che «Navarro veniva al Campus e si sentiva a casa sua. La Foundation da lui creata si è sviluppata e sono in cantiere nuovi progetti, tra cui uno legato alla ricerca negli Stati Uniti. Navarro era una personalità luminosa, era dotato di notevole leadership e di grande visione prospettica ma sempre attento all’altro. Oggi nel mondo ci sono tante leadership fragili. Noi vogliamo riaffermare che la vera leadership comporta sempre un’azione che promuove e realizza il bene».

Nicolò Govoni, 31 anni, candidato al Nobel per la pace nel 2020, è presidente e Ceo dell’associazione Still I Rise, fondata nel 2018 sull’isola di Samos in Grecia, con lo scopo di aprire scuole di emergenza e scuole internazionali per bambini profughi e vulnerabili. La onlus oggi opera in Siria, Kenya, Repubblica Democratica del Congo, Yemen, Colombia e India con circa 500 bambini ma nel corso degli anni sono stati 23.000 quelli che hanno potuto usufruire del suo sostegno.

«Nella scuola di oggi i ragazzi sono spinti al massimo, trattati quasi come inconvenienti», ha raccontato Govoni ricordando la sua esperienza negativa: «Un insegnante di italiano mi ha salvato. Noi realizziamo una scuola benevola, che abbia come obiettivo la gentilezza, speranza in un futuro possibile. Nel momento in cui pensiamo che il mondo si possa cambiare, facciamo qualcosa per cambiarlo. E la via della scuola a mio avviso è la strada migliore».

Lina Tombolato Doris, visibilmente commossa nel ricordo del marito Ennio, ha raccontato il «percorso straordinario» della sua vita accanto al fondatore di Mediolanum. «Ennio ed io abbiamo trascorso tutta una vita insieme. Siamo partiti giovanissimi dal Veneto più povero del secondo dopoguerra, ma con un’enorme ricchezza in termini di umanità, altruismo, aiuto reciproco e tanta benevolenza» ha dichiarato.

«Quando la vita è così generosa bisogna viverla con un forte senso di riconoscenza, di condivisione, di restituzione, di aiuto nei confronti di chi non è stato altrettanto fortunato – ha proseguito Tombolato Doris -. Ci hanno sempre guidato i valori delle nostre origini: benevolenza è volersi bene, amare. Ai giovani voglio dire di sognare, guardare il futuro con speranza e fiducia senza perdersi nelle difficoltà che sono parte integrante della vita».

La serata, condotta dalla giornalista Safiria Leccese, ha visto l’intervento dell’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli che, tra l’altro, ha raccontato un aneddoto legato alla pubblicazione del libro “Memoria e identità” di san Giovanni Paolo II: «Gli disse che avrei voluto cambiare il titolo e lui, con la consueta signorilità, non mi disse no ma rispose “vedi tu se è il caso di chiedere al Papa di cambiare il titolo…”».

Parlando di leadership, de Bortoli ha spiegato che «il potere deve essere capace di creare relazioni basate sulla fiducia. In Italia abbiamo un grandissimo capitale sociale che valorizziamo poco, sei milioni di italiani che svolgono attività di volontariato. Ebbene – ha concluso – il dono è aiuto ma significa anche “ti accompagno”. È il grande lascito di Joaquin che ha vissuto così la sua vita».

Prima della consegna dei premi, Navarro-Valls è stato ricordato da tre colleghi e amici del medico-giornalista. Alberto Michelini ha raccontato, tra l’altro, come «il portavoce» lo portò dal Papa, a cui voleva raccontare la proposta di candidatura alle Europee, ricevuta dalla Democrazia Cristiana proprio alla vigilia del viaggio di Giovanni Paolo II in Corea: «Non volevo che mi dicesse cosa fare ma raccontargli quello che mi avevano proposto. Lui disse solo “interessante”, riferito all’Europa, non a me. Il giorno dopo telefonai a De Mita per accettare la candidatura».

La giornalista messicana Valentina Alazraki ha ricordato che in Navarro «professionalità e leadership erano unite a grande umanità, era uno di noi. Un solo esempio, l’ultima conferenza stampa prima della morte di Giovanni Paolo II. Un collega gli chiese: ma tu Joaquin come ti senti? E lui commosso abbandonò la sala stampa».

«Penso che ci abbia insegnato tre cose – ha detto il vicedirettore del Dicastero per la comunicazione Alessandro Gisotti -: un grandissimo rispetto, anche per l’ultimo arrivato; l’importanza della cordialità, era sempre partecipe della vita delle persone; e infine, la più importante: la capacità di dire che la comunicazione deve contare anche per un’istituzione bimillenaria come la Chiesa. Ha convinto il suo capo, e il suo capo era il Papa, dell’importanza dell’informazione».

Il Premio si pone anche l’obiettivo di contribuire alla formazione di giovani studenti attraverso il Fondo borse di studio dell’Università Campus Bio-Medico di Roma intitolato a Navarro-Valls: lo scorso anno sono state dieci le borse erogate a studenti con difficoltà economiche.

9 luglio 2024