Alexandre Toé e «l’ordinario vissuto in modo straordinario»

Aperta nel Palazzo lateranense la fase diocesana della causa di canonizzazione del giovane sacerdote burkinabè, professo dei Camilliani, morto a Roma a 29 anni nel 1996

Padre Alexandre Toé «ha fatto della sua vita un dono sia nella risposta generosa alla chiamata del Signore che nell’esercizio del ministero all’interno della città di Roma, seppur per soli 17 mesi». Con queste parole il vescovo Paolo Ricciardi, delegato dal cardinale vicario Angelo De Donatis, ha dato il via questa mattina, 15 marzo, alla sessione di apertura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche, la fama di santità e di segni del giovane sacerdote burkinabè, professo dell’ordine dei Chierici regolari ministri degli infermi. Si tratta della prima causa per il Burkina Faso e per i camilliani la prima di un religioso non italiano.

Nell’Aula costituita per il Tribunale nel Palazzo Apostolico Lateranense, è stata ricordata la biografia del sacerdote nato il 2 dicembre 1967 e morto a Roma a soli 29 anni il 9 dicembre 1996 per un tumore al fegato causato dall’epatite. Ha incarnato «l’immagine di un discepolo del Signore» grazie alla fede trasmessa dai genitori. «Era fermamente convinto che la fede cristiana è relazione personale di amore con Colui che ci ama da sempre e per sempre», ha detto Ricciardi.

Attento fin da piccolo ai bisogni dei poveri e degli emarginati, «via privilegiata per giungere alla santità», il primo seme della vocazione germogliò in lui quando aveva nove anni. A venti prese la decisione definitiva di entrare a far parte dell’ordine dei Camilliani. Il suo impegno religioso si consolidò con la professione temporanea l’8 settembre 1991 nella parrocchia San Camillo, fondata dai Camilliani. Proseguì gli studi in Italia a causa della sua salute già debilitata. Le prime manifestazioni dell’epatite, infatti, si erano presentate nel 1990-1991. Per garantirgli cure migliori, i superiori decisero di trasferirlo.

Arrivò a Roma il 5 ottobre 1991. È in questo contesto che è possibile «rintracciare un altro tratto bello di padre Toé – ha proseguito il vescovo -. Nel suo diario spirituale annota: “Il povero burkinabè nella ricca Roma”, che dice l’appartenenza al suo popolo e la spiritualità camilliana». Il 18 ottobre 1994 emise la professione e fu ordinato sacerdote a Ouagadougou, Capitale del Burkina Faso, il 1° luglio 1995. Tornato a Roma gli furono assegnati incarichi di rilievo: vice-maestro dei professi e maestro dei postulanti. «Ha cercato sempre con ardore, in tutto quello che ha fatto, il volto di Dio – ha affermato il vescovo Ricciardi -. Preghiamo perché la sua testimonianza ci aiuti a essere immagine di Cristo povero che continua a versare l’olio della consolazione per gli infermi».

Il servo di Dio Toé «è passato in mezzo a noi come un frutto maturo che ha lasciato il profumo di santità – ha affermato padre Pedro Tramontin, superiore generale dei Camilliani -. La sua breve e intensa vita religiosa è stata intrinseca di sofferenza che con fede e speranza ha donato al Signore». Padre Alexandre parla «ai giovani di oggi dicendo loro di dare un gusto bello alla propria vita sia umana che spirituale – ha aggiunto il postulatore della causa padre Walter Vinci -. Non ha fatto nulla di straordinario, ma ha vissuto l’ordinario in maniera straordinaria». Presente alla cerimonia anche l’arcivescovo di Ouagadougou Prosper Kontiebo, religioso camilliano.

15 marzo 2024