Giornata Università Cattolica, i vescovi: «Prendere sul serio la domanda di futuro»

Diffuso il messaggio della presidenza Cei per la 100ª edizione dell’appuntamento, in programma il prossimo 14 aprile, dedicata a “I giovani tra disincanto e desiderio”

«Dobbiamo prendere sul serio la domanda di futuro che oggi non è solo dei giovani, ma certamente essi la sentono in modo più urgente e, per alcuni versi, drammatico». Lo scrive la presidenza della Conferenza episcopale italiana nel messaggio per la 100ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, in programma il prossimo 14 aprile, sul tema “Domanda di futuro. I giovani tra disincanto e desiderio”.

I vescovi osservano che negli ultimi anni «un susseguirsi di eventi sta modificando in profondità la percezione della realtà e dell’esperienza umana, soprattutto in rapporto al futuro. Guardando in particolare al mondo giovanile si registra una situazione di grande incertezza che oscilla tra paure e slanci, smarrimento e ricerca di sicurezze, senso di solitudine e rincorsa ad abitare i social media». Le cause: da una parte «macro-fattori» come i cambiamenti climatici, le guerra, la crisi economica; dall’altra «le situazioni personali e contingenti percepite in modo più diretto dai giovani come la mancanza di lavoro, la fragilità dei legami affettivi, i rapidi cambiamenti sociali determinati dalle innovazioni tecnologiche, la crisi demografica che fa dell’Italia un Paese in progressivo e rapido invecchiamento».

Proprio per questo «”tra disincanto e desiderio” è l’orizzonte entro cui si muove la vita dei giovani oggi. C’è tutta la disillusione rispetto a un futuro che non offre certezze e finisce per scoraggiare e demotivare. Nello stesso tempo, però – proseguono i vescovi -, resta forte la ricerca del senso da dare alla propria esistenza, del posto da assumere nel mondo e delle strade da percorrere per non sentirsi vecchi prima del tempo. I giovani sono il termometro di una società in deficit di speranza e incapace di vivere il presente come piattaforma reale e concreta per costruire il futuro. Tutto sembra consumarsi nel vissuto quotidiano senza più considerare il futuro, troppo fluido e confuso, mentre dovremmo costruirlo assieme valutando in tale prospettiva le scelte di oggi».

Anche il mondo universitario, viene sottolineato, «risente di questo scenario anche a causa degli strascichi, non del tutto assorbiti, lasciati dalla pandemia». Ma i giovani oggi «cercano luoghi che siano in grado di alimentare i loro desideri, che sappiano dare concretezza ai loro sogni e che non soffochino la loro speranza». La Cattolica, ricordano i presuli, «è nata sulle macerie di una guerra mondiale e in un quadro sociale e politico di grande incertezza». Ha preso forma «grazie alla intraprendenza di padre Agostino Gemelli e della beata Armida Barelli, in una stagione certamente non più facile dell’attuale e da oltre cento anni con la sua proposta formativa, originale e integrale, vuole essere uno spazio fecondo e creativo per dare ai giovani non tanto aspettative per il futuro quanto certezze per un presente da protagonisti e da veri artefici di un domani che sia più sostenibile, fraterno e pacifico per tutta l’umanità».

Per raggiungere questo obbiettivo però – è il monito – «sono necessarie alcune condizioni. La prima è legata alla natura ecclesiale dell’ateneo che, lungi dall’essere un mero fattore nominale, esprime il convergere di una comunità ben più ampia di quella tipicamente accademica. L’Università Cattolica è nata e cresciuta grazie al contributo materiale e spirituale dei cattolici italiani. La sua matrice popolare, anche se oggi non si registra la mobilitazione del passato, si manifesta nel suo essere comunità educante di respiro nazionale e nel suo essere sotto molteplici aspetti a servizio della comunità ecclesiale, sia curando la formazione delle nuove generazioni sia offrendo un rilevante apporto culturale alla presenza dei cattolici nel Paese. L’attuale cammino di ripensamento sinodale della vita e della missione della Chiesa potrà certamente ricevere un prezioso contributo da questa presenza culturale e formativa a servizio della comunità ecclesiale e della società in Italia».

Un’altra dimensione da tenere in considerazione è quella «legata alle sfide poste dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche. Gli sviluppi dell’intelligenza artificiale interpellano la comunità scientifica e la società civile sotto diversi profili. È certamente doveroso valorizzare le tante opportunità offerte sapendo, allo stesso tempo, valutare le implicazioni etiche, culturali, sociali ed economiche. Ricerca scientifica, valutazione etica, processi formativi, implicazioni socioculturali richiedono, pertanto, una visione d’insieme e un approccio transdisciplinare», ammoniscono i presuli: «Sono le caratteristiche proprie di una comunità accademica plasmata da un approccio davvero unitario e universale, come quello che scaturisce da un sentire autenticamente cattolico, aperto cioè alla totalità e attento a tutti i valori in gioco». La terza e ultima condizione «è costituita dall’urgenza che i giovani non solo ritrovino fiducia e speranza, ma siano davvero consapevoli e protagonisti di un cambiamento non meno epocale nelle valutazioni e nelle scelte rispetto a quanto sta accadendo in ambiti decisivi per il presente e il futuro dell’umanità»

Nell’analisi dei vescovi infatti, «compito di un ateneo cattolico, alla luce delle indicazioni offerte dal magistero di Papa Francesco, è quello di aiutare i giovani a essere artefici di uno sviluppo davvero sostenibile e attento alle necessità di tutti, soprattutto i più poveri ed emarginati; a essere protagonisti di una cultura della fratellanza che sappia valorizzare le differenze e disarmare con la solidarietà la violenza che sta distruggendo relazioni e convivenze tra popoli; a ridisegnare il volto dell’umano sfigurato da visioni e modelli che snaturano il senso degli affetti, la dimensione trascendente della vita umana, la domanda di verità e di bene che abita il cuore di ogni donna e di ogni uomo».

8 marzo 2024